A caccia del Sarrismo. Quello più puro, esaltante, mai più visto o quasi dai tempi di Napoli. Il ’Comandante’ come lo chiamano i suoi fedelissimi e tifosi, s’è dovuto adattare all’amor di risultati, ma anche e soprattutto a possibilità di mercato generali – non solo per la Lazio, per tutto il calcio italiano – assai meno generose rispetto al passato.
’Mau’ ha centrato traguardi prestigiosi, riportando la Lazio in Champions e tenendosi costantemente nella zona di platino della classifica.
Questo indica chiaramente come Sarri sappia allontanarsi da se stesso per necessità e come, forse, l’evoluzione del suo modo di approcciare alle partite si sia evoluto verso l’abbandono dell’antica filosofia di gioco. Il Sarri al terzo anno di Lazio è senza alcun dubbio un allenatore che sa muoversi bene tra le opzioni ’gioco’ e ’pragmatismo’ come si è visto chiaramente nell’ultimo campionato. Ma non è detto che torni a risplendere come accaduto nei fantastici anni di Napoli. E in questo discorso, si innesta la cessione più fragorosa e importante dell’ultimo mercato, quella del ’Sergente’ Milinkovic-Savic.
Siamo sicuri che sarà una perdita così grave? Intendiamoci, il serbo è senza alcun dubbio uno dei centrocampisti più forti al mondo, perà la sua ultima stagione alla Lazio non è stata certo entusiasmante. Proprio la parabola napoletana ci insegna come cedere pezzi importanti (issimi) non sia necessariamente una tragedia. Anzi, nel caso del Napoli privarsi dei vari Insigne, Koulibaly e tutti gli altri, ha fatto rima con la parola scudetto. Questo per dire come un giocatore meno conclamato ma completamente dedito alla causa possa essere ben più importante di una nota griffe del pallone.
Sul fronte del mercato questa è la prima Lazio dopo 18 anni senza la firma dello storico direttore sportivo Igli Tare. Alla base del divorzio con Lotito, il rapporto mai sbocciato proprio con Sarri e, probabilmente, le poco convincenti campagne acquisti delle ultime due stagioni, soprattutto per quel che riguarda i ricambi. Al posto di Tare è arrivato Angelo Fabiani, ma non è che Sarri abbia fatto i salti di gioia su quel che è stato costruito finora. Il tecnico avrebbe chiesto alcuni rinforzi di sua scelta proprio considerando il doppio fronte Champions-campionato ma, come per la maggioranza delle big italiane, la Lazio ha dovuto fare i conti con le necessità di bilancio.
In attacco è arrivato l’argentino ’Taty’ Castellanos dal Girona, punta centrale, che sa attaccare lo spazio, ma assai duttile in fase realizzativa per soluzioni e lucidità: dall’anticipo di testa al movimento in profondità, dal supporto e gioco corale alla collaborazione con la squadra.
Per sostituire Milinkovic, Lotito ha piazzato un gran bel colpo, prendendo Kamada dall’Eintracht, primo giapponese della storia della Lazio, uno di quei giocatori che possono riaccendere - eccome - la scintilla del Sarrismo. Nella mutazione offensiva laziale, occhio a Isaksen.Forte nell’uno contro uno e in zona relaizzativa, il danese ex Midtjylland. E decisivo sotto porta. È stato capocannoniere dell’ultima Superliga danese con 18 gol. Ottimo realizzatore, ma anche assist-man con 9 assist in stagione.