MARCO GALVANI
Sport

Chef Monco: "Queste gare sono come il peperoncino"

Riccardo Monco, chef dell'Enoteca Pinchiorri a Firenze, parla della sua passione per il Motomondiale e dell'ispirazione che prende dalle gare per creare piatti italiani tradizionali e innovativi. Un regalo di Aldo Drudi, un casco dipinto con i suoi ricordi, lo ha reso un vero pilota.

Chef Monco: "Queste gare  sono come il peperoncino"
Chef Monco: "Queste gare sono come il peperoncino"

di Marco Galvani

Alla cena di gala per il Mondiale di Pecco ha regalato a Ducati un dessert speciale: cremoso di cioccolato ricoperto da una glassa rossa e nocciole rigorosamente piemontesi: "Ovviamente l’ho chiamato ’Nuvola Rossa’ in onore di Bagnaia". Per Riccardo Monco, primo chef dell’Enoteca Pinchiorri a Firenze, tre stelle Michelin, confermato nella giuria di Alessandro Borghese Celebrity Chef in onda dal 2 ottobre, il piatto preferito fuori dalla sua cucina è il Motomondiale. "La MotoGp è un bel ristorante stellato".

Se, invece, fosse un piatto?

"Sarebbe comunque qualcosa di italiano. Una pasta o un risotto fra tradizione e innovazione".

E quale ingrediente non dovrebbe mancare?

"Beh, le gare di moto mi fanno venire in mente il peperoncino perché ovunque lo metti dà sempre un tono. Una marcia in più".

La sua passione per le moto è solo da tifoso o anche da praticante?

"Sono sempre andato in moto, dal SÌ al Califfone che elaboravo poi Yamaha e Ducati (lo Scrambler e la Diavel), anche se adesso non ho nulla in garage e devo decidere cosa comprare: lo Streetfighter della Ducati mi piace tantissimo. Ma per adesso niente pista, nel mio lavoro le mani sono sacre, non posso permettermi di farmi male. Comunque a Misano ci sono, dal mio amico Paolo Campinoti del team Pramac. Ha realizzato il mio sogno di vedere una gara dal muretto o essere sulla griglia prima della partenza di una gara. Io che da ragazzino vedevo i Gp dal prato".

Il Motomondiale è un mondo in cui si sente a suo agio?

"C’è molta affinità tra un team e una brigata. Nella mia cucina ho venti cuochi, ognuno fa il suo. Si lavora tantissimo per 2-3 ore di servizio. Proprio come una squadra di MotoGp che lavora sodo per neanche un’ora di gara".

Ma chi le ha fatto assaporare per la prima volta il gusto delle gare?

"Erano gli anni Ottanta e un amico mi ha portato a vedere un Gran premio. Da allora non ho mai smesso. Allora vincevano gli americani, poi è arrivato Valentino...".

Tra l’altro anche lei possiede un casco ’alla Valentino’...

"Un regalo del mitico Aldo Drudi. Ci ha ’dipinto’ sopra i miei ricordi, la mia famiglia, i miei tatuaggi e le tre stelle Michelin. Come se fossi un vero pilota. Ha anche disegnato un piatto apposta per l’Enoteca".