
L’aula magna dell’ex magistero durante l’inaugurazione dell’anno accademico
Elena Viganò, prorettrice alla Sostenibilità e valorizzazione delle differenze dell’Università di Urbino, come inquadra l’Agenda 2030?
"L’Agenda 2030 è un documento che stabilisce 17 obiettivi, articolati in 169 target, da raggiungere entro questo “anno-soglia”. Dopo, non ci sarà la fine del mondo, ma molto probabilmente non saremo in grado di gestire cambiamenti che già sappiamo essere inevitabili. L’Agenda è solo un punto di partenza che segnala come senza sostenibilità ambientale non ci possa più essere sostenibilità sociale e tantomeno economica, invitandoci a rivedere profondamente e rapidamente i nostri modelli di produzione e consumo. “Qui e ora”. Gli scienziati continuano a ripeterlo con toni sempre più allarmati".
Dei 17 obiettivi quali vede più realizzabili e quali invece più indietro e più complessi?
"Gli obiettivi dell’Agenda sono fortemente interrelati, per cui ognuno di essi dovrebbe essere
perseguito con un approccio di sistema. Le Nazioni Unite evidenziano che solo per il 17% degli Sdg è ipotizzabile un raggiungimento entro il 2030. Per la metà si hanno progressi minimi, più di un terzo mostra rallentamenti o regressioni. Le maggiori criticità si hanno per gli Sdgs 2 (sconfiggere la fame), 4 (istruzione di qualità), 8 (lavoro dignitoso e crescita economica) e 12 (consumo e produzione responsabili). In Italia, un impulso significativo, anche nell’interesse delle future generazioni, dovrebbe derivare dal recepimento del concetto di tutela ambientale negli articoli 9 e 41 della Costituzione, con la legge costituzionale 1 dell’11 febbraio 2022. Ora sta a noi tradurlo in realtà".
L’Università di Urbino, nell’ottica dell’Agenda 2030, come si è attivata in questi anni?
"Uniurb si è strutturata con l’istituzione di un Ufficio Sviluppo sostenibile, una Commissione “Sostenibilità” e specifici gruppi di lavoro, stipulando poi collaborazioni e convenzioni con stakeholder esterni. Una sorta di cantiere per definire molteplici progetti, anche sulla scia di indagini conoscitive (ad esempio, l’inventario delle emissioni di gas serra), campagne educative e di sensibilizzazione Tutto questo ci ha portato a risultati significativi, come il 22° posto e livello nazionale nella classifica Green Metric e addirittura il 4° posto per gli indicatori su Energy & Climate Change".
Anche il suo ruolo ha una certa rilevanza in chiave Agenda 2030. Gli studenti e le studentesse sono così attenti alle tematiche ambientali?
"Direi “dipende”. Nel nostro Ateneo, stiamo osservando un crescente interesse, anche nella rappresentanza studentesca, ma in generale credo che sia necessario amplificare l’impegno e accelerare il cambiamento, da parte di tutti noi. Ovvero andare in senso opposto rispetto al depotenziamento del Green Deal a cui stiamo assistendo in questo periodo".
Anche l’agroalimentare è un ambito importante.
"Sicuramente. Sia per le imprese, sia per i consumatori, penso sia essenziale non eludere il concetto di limite. Dati gli obiettivi 2 (sconfiggere la fame), 13 (lotta contro il cambiamento climatico), 14 (vita sott’acqua), 15 (vita sulla terra), il tema non è tanto quello di aumentare la produzione quanto di migliorare l’efficienza, tutelare le risorse naturali (suolo in primis) e la salute, a partire da quella degli agricoltori, a fronte del pagamento di prezzi giusti, anche grazie al riconoscimento del valore ambientale, sociale e culturale del cibo. In altre parole, pensare il futuro con maggiore responsabilità".
Nicholas Masetti