
L’Italia ha il dato peggiore dei Paesi del G20. Numeri positivi per l’occupazione, ma il gap con l’Europa è notevole
L’occupazione sorride, ma il potere d’acquisto degli stipendio molto meno. Secondo quanto emerge dal Rapporto Istat Sdgs 2024, il quadro nazionale relativo al Goal 8 dell’Agenda Onu 2030 "Lavoro dignitoso e crescita economica" evidenzia per il 2023 un ciclo economico ancora positivo, sebbene indebolito, con una variazione annua del Pil in volume pari a +0,9% e un Pil pro capite in aumento dell’1,0%, entrambi valori inferiori a quelli del 2022, mentre il valore aggiunto per occupato registra una diminuzione dello 0,7%. Il mercato del lavoro italiano continua dunque la sua ripresa: il tasso di occupazione nella fascia 20-64 anni cresce al 66,3% (+1,5 punti percentuali), mentre quello di disoccupazione si riduce al 7,7% (-0,4 punti). Tuttavia, i divari con l’Unione Europea rimangono marcati: l’Italia è ultima per tasso di occupazione con un distacco di 9 punti percentuali dalla media UE27 e penultima, dopo Grecia e Spagna, per tasso di disoccupazione (-1,6 punti rispetto alla media UE27). Continua poi la discesa del tasso di occupazione irregolare, trend iniziato nel 2019, con una leggera attenuazione dei divari territoriali.
Dal 2008 a oggi il potere d’acquisto degli stipendi in Italia è diminuito dell’8,7%, la perdita più forte tra i Paesi del G20.
Il Rapporto Asvis 2024 consente di approfondire la situazione anche a livello regionale e provinciale, attraverso indici compositi costruiti su circa cento indicatori elementari riferiti al periodo 2010-2023. In Emilia-Romagna, dal 2018, diminuiscono la quota di part time involontario (percentuale di occupati che dichiarano di svolgere un lavoro a tempo parziale perché non ne hanno trovato uno a tempo pieno sul totale degli occupati, -3,6 fino al 2023), i Neet (persone inattive, ossia che in un dato momento non studiano, né lavorano né ricevono una formazione, -4,3 punti percentuali fino al 2023) e gli infortuni sul lavoro (-3,4 ogni 10.000 occupati fino al 2022); tutte le province si collocano sopra la media nazionale, ad eccezione di Rimini che è in linea. Bologna nello specifico ha già raggiunto l’obiettivo specifico che prevede, entro il 2030, il raggiungimento della quota del 78% del tasso di occupazione. Le Due Torri si attestano al 78,4% nel 2023, contro il 75,9% della Regione e il 66,3% del Paese.
In Toscana, tra il 2018 e il 2023, si registrano cali nei Neet (-5,0 punti) e nel part-time involontario (-2,4 punti), ma anche una riduzione del Pil per unità lavorative per anno (-1,8%), con un andamento regionale in linea con la media nazionale; Firenze si avvicina al target del 78% con un tasso di occupazione del 76,6%, mentre la regione è al 74,5%.
In Umbria si rileva un lieve miglioramento del Goal 8, con Neet in calo (-8,4 punti) e tasso di occupazione in crescita (+4,4 punti); le province di Perugia e Terni sono allineate con la media nazionale.
Le Marche, invece, mostrano un calo dei Neet (-6,0 punti) e degli infortuni (-2,8 ogni 10.000 occupati), ma anche una riduzione del Pil per ULA (-3,5% dal 2010 al 2021); le province sono per lo più in linea o superiori alla media nazionale, tranne Ascoli Piceno che registra valori leggermente inferiori. La Liguria presenta un lieve miglioramento del Goal 8, con Neet in calo (-8,5 punti) e part-time involontario in diminuzione (-3,6 punti), entrambi tra 2018 e 2023, ma anche un aumento del lavoro irregolare (+1,3 punti tra 2010 e 2021); La Spezia è in linea con la media nazionale. Infine, in Lombardia si registra una leggera riduzione del part-time involontario (-2,4 punti) e dei Neet (-4,4 punti) dal 2018 al 2023; in particolare, Milano si sta avvicinando al target che prevede entro il 2030 di ridurre la quota al di sotto del 9%, raggiungendo nel 2023 il 9,6% contro il 10,6% regionale e il 16,1% nazionale.