Micromobilità urbana: la rivoluzione sempre più green dei mezzi di trasporto nelle città

Attualità / Una valida alternativa ai veicoli tradizionali per ridurre l'inquinamento, a patto che vengano costruite infrastrutture adeguate

Oltre a ridurre le emissioni, i piccoli mezzi elettrici sono anche economici

Oltre a ridurre le emissioni, i piccoli mezzi elettrici sono anche economici

Micromobilità è un termine che fa riferimento ai piccoli mezzi di trasporto a basso impatto ambientale, come le biciclette elettriche, i monopattini elettrici e altri mezzi di trasporto simili. In città, la micromobilità sta diventando sempre più popolare, offrendo un'alternativa sostenibile alle auto e ai mezzi di trasporto tradizionali. Tuttavia, con l'aumento del settore, si è verificato un aumento del traffico di questi mezzi, con il conseguente rischio di incidenti. Per garantire la sicurezza degli utenti, è importante che le infrastrutture di sicurezza siano adeguate e soprattutto che aumenti il numero di piste ciclabili e di corsie riservate a questi specifici mezzi. Inoltre, è fondamentale che gli utenti rispettino le regole della strada e utilizzino i veicoli in modo responsabile. Nonostante i rischi, la micromobilità offre molti vantaggi: innanzitutto, è un'alternativa sostenibile ai mezzi di trasporto tradizionali, che emettono grandi quantità di CO2 e altri gas serra. Inoltre, i mezzi di trasporto a basso impatto ambientale sono generalmente più economici rispetto agli altri. Infine, questo tipo di veicoli offre molte possibilità per l'inclusione sociale, permettendo a persone di tutte le età e abilità di muoversi in modo autonomo e indipendente. Ciò può avere un impatto positivo sulla salute e sul benessere degli individui, fornendo loro un'opportunità di esercizio fisico e di socializzazione. In sintesi, la micromobilità rappresenta una valida alternativa ai mezzi di trasporto tradizionali, ma deve essere gestita in modo sicuro e responsabile. È importante che gli amministratori pubblici investano nelle infrastrutture per garantire la sicurezza degli utenti della strada. Allo stesso tempo, gli utenti devono essere consapevoli dei rischi associati all'utilizzo di questi mezzi e adottare comportamenti sicuri durante la guida. Secondo i dati raccolti dall'Osservatorio nazionale della mobilità condivisa (Onmc), un organismo sponsorizzato dal Ministero della transizione ecologica (Mite), dal Ministero delle infrastrutture e della mobilità sostenibili (Mims) e dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile, in Italia il fenomeno della condivisione dei mezzi di trasporto è stato introdotto per la prima volta 20 anni fa con i primi servizi di bike e car sharing a Ravenna e Milano rispettivamente nel 2000 e 2001. Da allora, l'uso dei mezzi di sharing ha visto una crescita costante, con un impatto significativo sulla mobilità urbana. La pandemia ha avuto un forte impatto anche sul settore dei trasporti. La diminuzione della domanda ha portato a una contrazione del settore dei trasporti, con una diminuzione del 30,6% per il settore della sharing mobility, dopo anni di crescita costante (circa il 500% in più tra il 2015 e il 2020). La contrazione è stata ancora più marcata per il trasporto ferroviario (-38,6% e -66% per quello regionale e ad alta velocità rispettivamente) e per il trasporto aereo (-69%).