
Dalla Lombardia all’Umbria, dati preoccupanti in tutte le regioni del Centro-Nord. Il confronto decennale
Le misure statistiche diffuse dall’Istat per il Goal 1 dell’Agenda 2030, dedicate alla lotta contro la povertà, sono ventitré e, nel confronto tra i dati più recenti e quelli dell’anno precedente, oltre la metà evidenzia un miglioramento, mentre circa un quarto peggiora. Tutte le misure per ridurre il rischio di povertà reddituale e l’esclusione sociale mostrano un andamento positivo, ma peggiora notevolmente l’incidenza della povertà assoluta, che risulta essere l’unico indicatore problematico anche nel confronto su base decennale.
Proprio la povertà assoluta raggiunge nel 2023, secondo il Rapporto SDGs 2024 dell’Istat, il valore più alto dal 2014, con oltre 5,7 milioni di persone in questa condizione e un’incidenza pari al 9,8%. Una fotografia che evidenzia come, sebbene alcuni indicatori sociali mostrino segnali di recupero, la condizione materiale di una parte consistente della popolazione italiana rimanga critica.
L’incidenza della povertà assoluta è maggiore nel Mezzogiorno, dove raggiunge il 12,1%, pur registrando un lieve calo rispetto all’anno precedente (-0,5 punti percentuali), mentre cresce al Centro (8,0%) e al Nord (9,0%), entrambe in aumento di 0,5 punti. Parallelamente, circa 13,4 milioni di persone risultano a rischio di povertà o esclusione sociale, pari al 22,8% della popolazione residente, con una diminuzione rispetto al 2022 (-1,6%).
Oltre al quadro nazionale fornito da Istat, il Rapporto ASviS 2024 permette di approfondire la situazione anche a livello regionale, evidenziando criticità e differenze prendendo in esame il periodo 2010-2023. In Emilia-Romagna, tra le regioni solitamente virtuose, il Goal 1 è tra quelli in peggioramento: cresce la povertà assoluta (9,3% nel 2023) e quella relativa (+1,6% tra 2014 e 2022), sebbene si registri una lieve riduzione delle persone che vivono in abitazioni con problemi strutturali (-2,6%).
Un quadro simile emerge anche in Toscana, dove si assiste a un aumento della povertà assoluta a livello di ripartizione (+3,3%) e della povertà relativa (+0,7%), mitigato da un importante miglioramento nelle condizioni abitative (-7,9%). In Umbria si riscontra un analogo peggioramento, con una crescita di +3,3 punti della povertà assoluta e +1,6 punti della povertà relativa. Anche le Marche mostrano un trend negativo: aumentano la povertà assoluta (+3,3%) e il rischio di esclusione sociale (+2,1 p.p. tra 2021 e 2023), dati non compensati dalla riduzione delle persone che vivono in abitazioni con problemi strutturali (-8,0%). In Liguria peggiorano sia la povertà assoluta (8,7% nel 2023) sia le condizioni abitative, con un aumento di 7,5 punti percentuali delle persone in case con problemi strutturali; la regione si colloca comunque leggermente sopra la media nazionale. In Lombardia, infine, si registra un peggioramento su entrambi i fronti della povertà: quella assoluta sale all’8,7%, mentre quella relativa cresce di 1,6 punti percentuali rispetto al 2014. In controtendenza, le abitazioni con problemi strutturali calano del 6,4%.
Il quadro complessivo mostra dunque un’Italia dove, nonostante un miglioramento di alcuni indicatori sociali, la povertà assoluta continua a rappresentare un’emergenza strutturale, con il valore più alto mai riscontrato dal 2014, probabilmente amplificato da pandemia, crisi energetica e inflazione.