
L'impasse nel governo durante la recente cabina di regia sul tema della siccità in Italia è stata risolta grazie a un compromesso: ci sarà un commissario straordinario fino al prossimo 31 dicembre, con un incarico rinnovabile. Alla riunione di Palazzo Chigi - definita «lunga ma proficua» - hanno partecipato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, Francesco Lollobrigida (Agricoltura), Nello Musumeci (Politiche del mare e Protezione civile), Roberto Calderoli (Affari regionali), la viceministra dell’Ambiente e Sicurezza energetica Vannia Gava - in sostituzione di Gilberto Pichetto Fratin, a New York per la Conferenza Onu sull’acqua - e i sottosegretari alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e Alessandro Morelli, tutti accompagnati da numerosi tecnici. Evidenti, sin dal principio, sono state le distanze di fondo tra i partiti della maggioranza, con il presidente del Consiglio Giorgia Meloni che ha ammesso di aver «ereditato una questione complessa» e di essere al lavoro per «un piano nazionale di intesa con le Regioni, utilizzando nuove tecnologie e avviando una campagna di sensibilizzazione», al fine di realizzare «un provvedimento normativo con semplificazioni e deroghe per accelerare lavori essenziali», e Matteo Salvini, contrario al supercommissario e alla guida - per fondi e responsabilità - del dicastero più coinvolto sul dossier. Fondamentale, in tal senso, è stata la mediazione di Lollobrigida («Non sono interessato alla governance, ma alla soluzione concreta dei problemi del comparto agricolo duramente colpito dalla siccità») e di Musumeci, che avrebbe preferito l'ufficiale di governo in carica per tre anni. Il risultato, invece, è una struttura a due punte: la cabina di regia per «accelerare e coordinare la pianificazione degli interventi infrastrutturali di medio e lungo periodo» e il commissario fino a fine dicembre, rinnovabile, per «agire sulle aree territoriali a rischio elevato» e «sbloccare interventi di breve periodo».