
Ancora difficoltà di occupazione per chi ha figli. Firenze, Prato, Bologna e Milano tra le città che danno l’esempio
Il rapporto SDGs 2024 dell’Istat offre un quadro aggiornato sui progressi dell’Italia verso l’Obiettivo 5 dell’Agenda 2030, dedicato alla parità di genere e all’emancipazione di tutte le donne e ragazze. I dati mostrano segnali incoraggianti: rispetto all’anno precedente, circa la metà degli indicatori registra un miglioramento, soprattutto sul fronte del sostegno alle donne vittime di violenza. In un confronto decennale, i progressi si fanno ancora più evidenti, grazie all’aumento della presenza femminile in ruoli dirigenziali e negli organismi di rappresentanza politica.
Resta però significativa l’asimmetria nella distribuzione del lavoro domestico: nel 2023 l’indice di asimmetria nel lavoro familiare – che misura la percentuale di tempo dedicato al lavoro familiare dalle donne sul totale del tempo dedicato da entrambi i partner – è rimasto immutato al 61,6%, ma cala di 5,4 punti rispetto al 2014. Nonostante gli avanzamenti, persistono gravi criticità strutturali e patriarcali: nel 2022 sono stati registrati 128 femminicidi, e nell’82,8% dei casi l’autore era il partner attuale, un ex o un familiare stretto. Il Rapporto ASviS 2024 consente anche un’analisi su base regionale e provinciale, grazie a specifici indici compositi basati su circa cento indicatori elementari nel periodo 2010-2023. In Emilia-Romagna cresce la rappresentanza femminile nei consigli regionali (+10,8 punti percentuali rispetto al 2012) e le laureate in discipline Stem (+2,8 punti percentuali tra il 2012 e il 2021), ma peggiora il rapporto occupazionale tra donne con e senza figli (-4,3 punti percentuali dal 2018); tutte le province si collocano sopra la media nazionale, con Bologna nettamente al di sopra.
In Toscana aumenta la femminilizzazione delle retribuzioni (+3,9 punti percentuali nel 2022, fino al 70,8%), mentre si riduce il tasso di occupazione delle madri rispetto alle donne senza figli (-4,2 punti percentuali tra il 2018 e il 2023); Firenze e Prato mostrano risultati eccellenti, le altre province sono in linea con la media nazionale, tranne Massa Carrara che resta leggermente indietro.
Le Marche si mantengono stabili nel confronto 2010-2023, con un aumento delle donne nei consigli regionali (+12,7 punti percentuali rispetto al 2012) e una riduzione del part-time involontario femminile (-5,2 punti percentuali dal 2018); anche le province marchigiane registrano valori in linea o leggermente superiori alla media. In Umbria si rileva un lieve miglioramento, con un forte aumento della rappresentanza femminile nei consigli regionali (+22 punti percentuali rispetto al 2012) e delle laureate Stem (+4,0 punti percentuali); Perugia registra valori superiori alla media nazionale, Terni in parità. In Liguria si osserva un lieve miglioramento nella quota di donne laureate in materie tecnico-scientifiche (+2,3 punti percentuali tra il 2012 e il 2021) e nella rappresentanza politica (+4,4 punti percentuali tra il 2012 e il 2023), ma si accentua il divario occupazionale tra madri e donne senza figli (-5,9 punti percentuali dal 2018 al 2023). In Lombardia aumentano le donne nei consigli regionali (+19,3 punti percentuali dal 2012 al 2023) e le laureate STEM (+1,7 punti percentuali dal 2012 al 2021), ma si registra comunque una lieve flessione del rapporto occupazionale tra donne con e senza figli (-1,8 punti percentuali); Milano e Monza-Brianza si distinguono per performance molto superiori alla media, seguite da Como, mentre le restanti province si attestano su valori in linea con il resto del Paese.