
Più attenzione verso i prodotti ’sani’, ma diminuiscono i cittadini che si alimentano in modo adeguato
Secondo il rapporto SDGs 2024 prodotto dall’Istat, la situazione dell’Italia rispetto al Goal 2 dell’Agenda 2030 "Sconfiggere la fame" mostra alcuni segnali incoraggianti ma anche elementi di criticità. Nel 2023, l’1,5% della popolazione italiana soffre di insicurezza alimentare, un dato in calo di 0,8 punti percentuali rispetto all’anno precedente, ma con forti disuguaglianze territoriali: nel Mezzogiorno si arriva al 2,7%, mentre il Nord si ferma allo 0,8% e il Centro all’1%. È in lieve diminuzione, per il terzo anno consecutivo, anche la quota di famiglie con segnali di insicurezza alimentare, ora all’1,2% (era all’1,7% nel 2020), sebbene nel Sud la percentuale resti più alta, al 2%.
Tuttavia, per la prima volta dal 2017 si registra una riduzione significativa del divario tra Mezzogiorno e media nazionale. Sul fronte agricolo, si segnala un calo dell’occupazione irregolare nel settore (23,2% nel 2021, -1,2%), con valori ancora alti nel Mezzogiorno (30,2%), mentre diminuiscono sensibilmente l’uso di fertilizzanti (-26,6%) e fitosanitari (-11,6%) e le emissioni di ammoniaca (-11,7%) rispetto all’anno precedente. A questo quadro nazionale si aggiunge la possibilità di approfondire il tema a livello territoriale, grazie al rapporto Asvis 2024 che analizza gli indici compositi (che sintetizzano circa 100 indicatori elementari) nel periodo 2010-2023.
Concentrandosi sul Centro-Nord, emergono differenze regionali. In Emilia-Romagna il Goal 2 si trova in una fase di sostanziale stabilità: all’incremento della superficie agricola destinata al biologico (+10,4% dal 2010 al 2021) si contrappongono la diminuzione di persone con un’adeguata alimentazione (-3,7%) e la flessione del valore aggiunto per unità di lavoro agricolo (ULA) (-8,7%).
La stessa dinamica si osserva in Toscana, dove la crescita del biologico (+22,6%) è controbilanciata da un calo ancora più marcato dell’adeguatezza alimentare (-6,2%). In Umbria, invece, la situazione peggiora: nonostante l’incremento della superficie biologica (+7,8%), diminuiscono sia le persone con un’adeguata alimentazione (-5,6%), sia l’Ula (-3,7 mila euro). Nelle Marche si registra una condizione di stabilità: aumenta il biologico (+15,4%), ma cala l’Ula (-10,3%).
In Liguria il Goal 2 mostra un lieve miglioramento, trainato dal forte calo dell’uso di fertilizzanti (-1605,7 chili per ettaro) e dalla crescita del biologico (+8,3 %), anche se permangono criticità come la riduzione dell’adeguatezza alimentare (-3,2%) e degli investimenti in agricoltura (-12,6%).
In Lombardia, infine, si registra una situazione stabile: cresce il biologico (+3,8%), ma si riduce anche qui la quota di persone con un’adeguata alimentazione (-3,0%), mentre gli altri indicatori restano invariati. Questi dati si pongono in continuità con quanto emerso dal rapporto SDGs 2024 dell’Istat: nel 2022 le aree agricole convertite o in conversione a metodi di coltivazione biologici rappresentano il 18,7% della superficie agricola utilizzata, proseguendo in una crescita costante di circa un punto percentuale all’anno dal 2012. L’incidenza delle superfici biologiche è superiore alla media nazionale nel Centro (27,8%) e nel Mezzogiorno (22,9%), con picchi che superano il 35% in regioni come la Toscana e la Calabria. In questa particolare classifica europea, l’Italia si colloca al quinto posto tra i 27 Paesi dell’Unione.