Il rumore è un suono con caratteristiche di frequenza, livello e variabilità nel tempo che lo rendono fastidioso per l’orecchio umano. L’unità di misura con cui identifichiamo il rumore è il decibel (dB). L’orecchio umano è in grado di percepire suoni/rumori variabili tra la soglia di udibilità (circa 10dB) e la soglia del dolore (circa 140/150 dB). Le ipoacusie da rumore (riduzione della capacità uditiva causata da esposizione a rumore) sono, ancora oggi, tra le principali malattie professionali che vengono denunciate ed indennizzate dall’INAIL. Gli effetti sulla salute del rumore sono ben noti da anni ma, mentre in alcuni comparti produttivi l’adozione di attrezzature meno rumorose o di otoprotettori è pratica comune, in altri ambienti di lavoro emergenti (i call center ad esempio), per la specifica attività che svolgono, rappresentano nuovi potenziali fonti di rischio per i lavoratori. Gli effetti sulla salute dovuti ad una esposizione a rumore possono essere molto diversi, in relazione al tipo di rumore, ai tempi di esposizione e alle condizioni di esposizione. Gli effetti del rumore non sono però esclusivamente di natura uditiva: sono documentati, infatti, casi di effetti sul sistema nervoso (nervosismo e difficoltà di concentrazione) sull’apparato digestivo, endocrino, respiratorio, circolatorio, sul senso dell’equilibrio. Fonte: anfos.it Focus Normativa e misure da adottare Il datore di lavoro deve adoperarsi per l’eliminazione o la riduzione al più basso valore tecnicamente possibile del rumore in ambiente di lavoro, proponendo la sostituzione di macchinari e/o procedure obsolete o particolarmente rumorose. Solo nei casi in cui risulta impossibile l’eliminazione della fonte di rumore, allora, il datore di lavoro è chiamato ad eseguire la valutazione dell’esposizione e quindi la valutazione del rischio per comprendere come, e in quale misura, il lavoratore è esposto, e conseguentemente a quali rischi per la salute potrebbe essere soggetto. In caso di presenza di condizioni rischiose devono essere adottate prima tutte le misure collettive di tutela (insonorizzazione locali e/o macchinari, separazione di macchinari e/o procedure rumorose) e solo in ultima battuta, qualora i livelli di rumore ambientale risultassero ancora al di sopra dei valori consentiti dalla legge dovranno essere forniti dei dispositivi di protezione individuale (tappi auricolari, cuffie). Ricordiamo in ultimo che il legislatore richiede al datore di lavoro di tenere in considerazione l’eventuale presenza di persone che possano risultare maggiormente sensibili ad una esposizione a rumore (ad esempio donne in gravidanza o minori). Nella normativa sono stati identificati dei livelli di azione (livelli di intensità del rumore al di sopra dei quali il datore di lavoro è chiamato ad "agire" e quindi ad adoperarsi per ridurre il rischio per il lavoratore) e dei livelli di esposizione (valori di intensità del rumore che non devono essere superati perché altrimenti vanno a rappresentare un importante rischio per la salute del lavoratore). La normativa richiede che la valutazione del rischio rumore venga ripetuta ogni quattro anni. Fonte: anfos.it Strumenti Otoprotettori e altri dispositivi, come sceglierli I D.P.I. per la protezione dell’udito devono essere in grado di attenuare l’intensità del rumore che il lavoratore percepisce ma non devono compromettere la possibilità per il lavoratore di comprendere o sentire eventuali segnali di avvertimento di emergenza (le sirene antincendio, ad esempio). Le caratteristiche tecniche degli otoprotettori possono essere molto diverse: i tappi auricolari consistono in inserti in gomma, plastica o poliuretano che vengono inseriti nel condotto uditivo; le cuffie sono "conchiglie" che coprono le orecchie e creano un contatto ermetico con la testa per mezzo di cuscinetti morbidi, rivestite di materiale fonoassorbente. Ciascun dispositivo possiede capacità diversa di attenuare l’intensità del rumore in relazione alle specifiche frequenze e andranno quindi scelti in base alle necessità degli ambienti E delle mansioni. Tutti i dispositivi di protezione individuale per il rumore appartengono alla seconda categoria e per legge è previsto che venga realizzato un addestramento all’utilizzo corretto.