Ventitré edizioni. Tante sono quelle messe alle spalle dal ’Campionato di giornalismo’ e tutte – pur diverse di anno in anno, se non altro per gli studenti partecipanti – legate da un filo che non si è mai spezzato: l’entusiasmo dei ragazzi, oltre all’impegno. Che poi le due cose vanno a braccetto, considerato che l’impegno che i cronisti in erba mettono in questo progetto (spesso lavorandoci fuori dal normale orario di scuola) è la diretta conseguenza dell’entusiasmo con cui lo affrontano.
Anche quest’anno si sono registrati numeri importanti: 17 scuole partecipanti, centinaia di studenti coinvolti, decine di docenti tutor pronti a organizzare e dirigere il lavoro partendo dalla scelta dei temi da trattare, proseguendo poi con la raccolta delle informazioni necessarie e approdando alla stesura degli articoli. Il risultato? Risposta facile facile: basta leggere le pagine realizzate per rendersi conto di quante cose gli studenti hanno da dire, molto spesso raccontando anche i loro dubbi, le loro paure, le loro speranze. Su argomenti molto delicati, fra l’altro, smontando all’istante il luogo comune dei ’giovani senza interessi’. I ragazzi invece gli interessi ce l’hanno eccome, forse a volte manca solo un modo attraverso il quale li possano esprimere. E se il modo riesce a fornirlo il ’Campionato di giornalismo’ allora vuol dire che il progetto de La Nazione ha centrato l’obiettivo più importante, quello di dare voce ai giovani che non sui social, non picchiettando le dita in modo anonimo su una tastiera, ma scrivendo pagine di giornale con tanto di nome e cognome a seguire, esprimono le loro idee, si raccontano e raccontano un mondo del quale a volte ammettono di non capire ancora bene le dinamiche. Ci vuole coraggio, insomma. E sono bravi i docenti ad accompagnarli in questo viaggio.