Su e giù nella storia: una città dai mille volti

Saliscendi collinari, scale mobili e scorci da set: il capoluogo umbro è un mix di epoche diverse, viste mozzafiato e buona cucina

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di Paolo Galliani

Un po’ abito di Arlecchino e un po’ quadro di Mondrian. Perché il tempo passato è evidente in tutto quello strato di epoche che si alternano, si affiancano e si sovrappongono: la civiltà etrusca, il Medioevo, la fortuna della potente famiglia Baglioni e della città guelfa, tronfia di benessere grazie al Papato, poi messa in ginocchio, nel 1540, proprio dallo Stato Pontificio perché aveva osato rigettare le nuove pretese fiscali e finire a combattere la rovinosa Guerra del Sale. Il benvenuto a Perugia non ha proprio nulla di banale: una sorprendente sequenza di saliscendi. E di scale mobili. Come quelle che dal parcheggio di Piazza Partigiani portano a Piazza Italia, esplorazione curiosa lungo un sotterraneo dove intuire i volumi e le tracce del vecchio quartiere medievale-rinascimentale "Baglioni" poi ricoperto dalla sovrastante Rocca Paolina, atto di forza e di arroganza di Roma verso la suddita ribelle. La vista dai giardini Carducci rivela una città collinare, teatrale e cinematografica, del resto naturale per una Perugia che ha spesso ospitato i set girovaganti, come quelli di "Chiedi la Luna" di Giuseppe Piccioni con Giulio Scarpati e Margherita Buy o di "Fumo di Londra", con Alberto Sordi nelle vesti di antiquario prima di raggiungere le rive del Tamigi. Divagazioni. Come quelle stimolate dalla narrazione itinerante di Paolo Sperini, della Società Guide in Umbria e dalle colte riflessioni di Francesco Federico Mancini, professore ordinario di Storia Moderna all’Università degli Studi, utilissime per incamminarsi lungo il vanitoso corso Vannucci e cogliere alcuni cammei del Rinascimento umbro come il Collegio del Cambio con le pitture a fresco del "Perugino" e la Galleria Nazionale dell’Umbria all’interno di Palazzo dei Priori, con capolavori di Piero della Francesca e dello stesso Perugino. Evidente la regressione temporale nella medievale Piazza IV Novembre, con la Fontana Maggiore e la cattedrale di San Lorenzo.

Ma salendo da Piazza Piccinino è di nuovo Rinascimento davanti alla magnifica Cappella di San Severo, con l’affresco di Raffaello Sanzio poi completato dal suo maestro Pietro Perugino, un gioiello assieme allo strepitoso Oratorio di San Bernardino realizzato da Agostino di Duccio vicino alla chiesa di San Francesco al Prato. Certo, non sarebbe male allungare il passo fino alla piccola piazzetta Mattioli per ammirare la casa natale del poeta Sandro Penna. Varrebbe anche la pena apprezzare la buona cucina locale, ad esempio assaggiando i piatti della tradizione all’Osteria a Priori. Tant’è. In cerca di un punto strategico con affaccio, si finisce per salire lungo via dell’Aquila e raggiungere il punto panoramico di Porta Sole, tra Piazza Rossi Scotti e via delle Prome. Dante l’aveva citato nell’XI Canto. Ovviamente, in Paradiso.