Quelle maioliche testimonianza d’arte

Realizzate nel Cinquecento, dai colori ancora lucenti, sono il simbolo del clima culturale che portò alla nascita di Raffaello

I colori sono gli stessi che si potevano ammirare nel 1500: sono ancora vividi, lucenti, come appena usciti dalle botteghe dei maestri ceramisti e raccontano un mondo intero, quello del Rinascimento italiano. Nell’anno dedicato alle celebrazioni per i 500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio, a Palazzo Ducale di Urbino, all’interno della Galleria nazionale delle Marche, fino al 13 aprile, si possono ammirare ben 147 esemplari di maioliche, espressione della più raffinata tradizione italiana che celano anche un mistero.

La mostra «Raphael Ware. I colori del Rinascimento» è stata realizzata grazie al prestito del più grande collezionista internazionale del genere che ha voluto che le sue proprietà fossero esposte proprio a Urbino, ma nel più assoluto anonimato: «In questo momento, non c’è luogo in Italia che possa vantare una qualità nelle maioliche superiore a quella presente a Urbino – aveva spiegato Peter Aufreiter, ex direttore della Galleria, quando inaugurò a fine ottobre l’esposizione -. Il collezionista che ha prestato le opere non vuole essere nominato: è un imprenditore importante, che ha la sua collezione tra Parigi, Londra, l’Italia e ha considerato di grande prestigio che essa fosse esposta a Urbino».

La mostra è stata curata da Claudio Paolinelli e dal professore americano Timothy Wilson, comprende piatti, vasi, oggetti ceramici completamente istoriati, provenienti dalle botteghe di Urbino, Pesaro, Urbania, Faenza, Gubbio, che hanno rappresentato l’eccellenza della produzione rinascimentale e sono state pervase dalla poetica artistica di Raffaello Sanzio.

«Nel Ducato di Urbino, Casteldurante, Gubbio, Pesaro ma, soprattutto, il capoluogo, divengono famosi per l’istoriato. Urbino è infatti la città che, nella seconda metà del Quattrocento, il Duca Federico trasforma in una delle capitali del Rinascimento, richiamandovi i massimi esponenti della cultura del tempo ed edificandovi il Palazzo Ducale, capolavoro indiscusso della storia dell’architettura – spiegano i curatori –. La città che, di lì a poco, proprio per il clima culturale instauratovi, dà i natali a Raffaello fornisce l’humus creativo e la formazione artistica necessari alla nascita anche dei più grandi artisti della maiolica italiana: Nicola da Urbino, Francesco Xanto Avelli e Francesco Durantino. La mostra è ospitata al secondo piano del Palazzo Ducale di Urbino, nella luminosa Loggia del Pasquino, con l’intenzione di mostrare questi raffinati oggetti nella piena luce naturale poiché la maiolica – più di ogni altra forma d’arte del tempo – mostra i suoi colori perfettamente conservati come all’origine».

A fianco della loggia del Pasquino, ci sono sale che espongono una parte delle ceramiche della collezione permanente della Galleria: qui, in futuro, nascerà il «Museo delle ceramiche del Ducato di Urbino».© RIPRODUZIONE RISERVATA