Martedì 23 Aprile 2024

Così Raffaello è diventato “mito” dell’arte

Un omaggio al “divino pittore” attraverso incisioni e opere che hanno tramandato la memoria delle sue invenzioni e del suo linguaggio

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di Cosimo Firenzani

Un omaggio a Raffaello nella città che custodisce due capolavori del maestro di Urbino: il Redentore (1506 circa) e l’Angelo (1500-1501). Fino al 10 gennaio 2021 nel Museo di Santa Giulia è aperta la mostra "Raffaello. L’invenzione del divino pittore". L’obiettivo è mostrare, attraverso incisioni e altri oggetti d’arte, come vennero divulgati il linguaggio e le invenzioni del genio urbinate. In sostanza, vengono mostrati i meccanismi che hanno fatto diventare esempio alcune opere. A partire dalle incisioni prodotte da Marcantonio Raimondi e dal gruppo di incisori che furono coinvolti da Raffaello nell’attività della sua bottega con il compito di tramandare la memoria e garantire la diffusione delle sue invenzioni, la mostra si sviluppa attraverso alcuni oggetti ispirati al maestro e realizzati nel Cinquecento fino ad arrivare ai secoli successivi, al Seicento e al Settecento, con stampe di Giorgio Ghisi, Carlo Maratta, Orazio Borgianni, Nicolas Dorigny e Raffaello Morghen e con la straordinaria impresa dell’illustrazione delle Logge e delle Stanze Vaticane, realizzata da Volpato su fogli di grande formato.

L’Ottocento è il secolo in cui Brescia, grazie all’operato di Paolo Tosio e del suo circolo di conoscitori e artisti, divenne uno dei nodi della rete di relazioni e influenze che determinarono un rinnovamento romantico del mito di Raffaello. Grazie anche alla presenza del Redentore, acquistato nel 1821, Palazzo Tosio divenne infatti un polo d’attrazione, come prova un disegno giovanile del Piccio, un’impegnativa copia pittorica della Scuola di Atene eseguita da Giuseppe Bezzuoli attraverso un appassionato studio dal vero e una tavola di Felice Schiavoni con Raffaello che ritrae la Fornarina, omaggio al leggendario e appassionato amore dell’Urbinate.

In mostra, accanto alle interpretazioni della scuola di incisione di Brera, opere di diversi intagliatori europei, come Ludwig Grüner, amico di Paolo Tosio e ospite per lungo tempo della sua casa, che proprio a Brescia avviò la sua carriera di incisore proseguita anche dopo il suo trasferimento a Londra come consigliere artistico della regina Vittoria e del principe Alberto. All’interno del percorso alcuni pezzi unici, mai esposti prima, provenienti dalla Raccolta Emilio Anderloni, tra cui le lastre in rame e i disegni delle Stanze di Pietro Anderloni.

Il progetto si completa grazie a una serie di attività didattiche, laboratori e visite guidate per tutti i pubblici, oltre all’experience show InVece di Raffaello, realizzato da CamerAnebbia così come l’identità visiva della mostra, per avvicinare il linguaggio dell’incisione alla sensibilità contemporanea, proponendo un’esperienza immersiva e interattiva: con un touchscreen e comandi intuitivi è possibile navigare attraverso le incisioni esposte, apprezzandone i dettagli e meravigliandosi per gli inediti effetti tridimensionali.

Il pubblico è invitato a completare la visita a Brescia alla Pinacoteca Tosio Martinengo, custode di due capolavori di Raffaello, a Palazzo Tosio, dove si formò la collezione e che oggi è sede dell’Ateneo di Brescia - Accademia di Scienze Lettere e Arti, che presenta per l’occasione una serie di stampe raffaellesche di grande formato, opera di Giovanni Ottaviani e Giovanni Volpato.