Scienza e donne per il nuovo Rinascimento "Stare lontani da chi non ci fa crescere"

Gabriella Greison, fisica, scrittrica e attrice. .

di Paolo Giacomin

La scienza, le donne. Sono i due poli tra i quali, sui palchi di mezza Europa, si muove Gabriella Greison. Fisica, divulgatrice – è stata ribatezzata la rockstar della fisica –, scrittrice e attrice che del raccontare la storia straordinaria dell’intelligenza e dei geni che l’hanno attraversata, si è ritrovata ad ingaggiare una battaglia per far riconoscere a Mileva Maric, scienziata, moglie di Albert Einstein, una laurea postuma dal Politecnico di Zurigo.

In un mondo che va cercando sostenibilità, che nell’educazione delle donne e nell’istruzione scientifica potrebbe trovare le chiavi adatte, come si costruisce un nuovo Rinascimento?

"Ho fatto mio il motto di Albert Einstein – risponde Gabriella –: stare lontani dalle persone che non ti fanno fiorire. Ecco, questo credo sia il modo giusto di fare scelte individuali che facciano crescere. Sono le scelte dei singoli che cambiano le cose. Allontanarsi da quelli che Einstein chiamava ‘gli accademici paludati’, quelli che ti dicono che le cose si sono sempre fatte in un certo modo. E invece i progressi fanno proprio cambiando le prospettive e cercando nuove strade. Questa è la scienza".

Non c’è report che non parli dell’importanza di corsi di studi nelle cosiddette materie STEM (Scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e della bravura delle ragazze. A che punto sta il nostro Paese?

"Non siamo messi bene, almeno nell’istruzione. Dalle medie ai licei, materie come la fisica vengono ancora insegnate in modo troppo vecchio, senza emozionare, senza interessare davvero i ragazzi. Quanto alle donne, vabbè…"

Quanto alle donne?

"Non è cambiato molto da quando io dicevo che volevo studiare fisica e mi sentivo dire: e perché? Sei così bella! Perché vuoi fare fisica?"

C’è differenza tra l’Italia e gli altri Paesi?

"Sì, negli Stati Uniti è molto diverso. Nel mio piccolo, la risposta del pubblico dice che c’è una gran voglia di scienza, di conoscere. La differenza, per esempio, è che negli Usa quello che faccio io, lo fanno i premi Nobel".

Le piace il modello Usa?

"Molto, ma ancora di più quello tedesco. E poi Angela Merkel è una fisica. Lo si capisce anche da come usa il linguaggio".

Lei capisce la differenza tra un fisico e chi non lo è, solo da come parla?

""Sì, si capisce. Merkel parla in modo scientifico, è serio, preparato".

Le imprese sono più avanti del settore pubblico?

"Molto di più. Vengo spesso invitata a portare i miei testi in aziende, anche in grandi aziende, e trovo una vitalità, una sensibilità e una mentalità molto attente, sensibili. C’è una grande ricchezza di talento nelle nostre aziende, l’Italia ha delle possibilità straordinarie".

Come si conquista la sostenibilità? Basta la scienza?

"La scienza serve e, soprattutto ho molta fiducia nei giovani. Io li vedo, li osservo, quando vado nelle scuole, quando vengono ai miei spettacoli, o da lontano, per strada. Vedo che hanno una coscienza e un rispetto per l’ambiente che noi non avevamo. Mi è capitato di vedere due ragazzi camminare per strada e fermarsi a raccogliere pezzi di carta dal marciapiede. Capita spesso, il messaggio è passato".

L’Italia vanta una personalità come Fabiola Gianotti alla guida del Cern. Un caso isolato?

"Il suo è un caso straordinario, ma temo isolato. Voglio credere che le donne chiamino altre donne, nonostante non siamo capaci di fare squadra. Ma il punto non è tanto uomini o donne, è essere accompagnati da persone che ci facciano crescere. E torniamo al motto di Einstein".

E alla laurea postuma alla moglie, Mileva Maric. Battaglia persa?

"Tutt’altro, ma è una storia lunga. La proposta ha aperto una breccia al Politecnico di Zurigo, hanno discusso della possibilità e già questo è stato un traguardo perché il Politecnico non ha mai concesso lauree postume. Poi, attenendosi al regolamento come solo gli svizzeri sanno fare, hanno detto che, anche ammesso di riconoscere la laurea, il regolamento prevede che il laureando si presenti a ritirare la laurea e, quindi, non sarebbe stato possibile. Talmente paradossale che ora si è aperta una nuova discussione, ma io non mollo".

Ormai è una questione quasi personale.

"Lo è diventata, ma il punto è che questa idea è venuta a un gruppo di studentesse di un liceo dopo avere assistito al mio spettacolo in cui raccontavo la storia di Mileva. Faccia di tutto, mi han no detto, perché abbia una laurea postuma. Per noi ragazze sarebbe un segnale bellissimo".