Venerdì 19 Aprile 2024

La serra urbana che sfrutta la magia della luce Rivoluzione green per coltivare frutta e ortaggi

Serranova, la start up creata da Stefano Chiocchini

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Il profumo del timo e del basilico ti accoglie appena varchi la porta della serra: modello tre metri per tre realizzata con materiale al 100% riciclabile (alluminio, tamponamenti in vetro, legno ricomposto) che di notte si illumina di fucsia. Poi assaggi le fragole: il sapore è quello del bosco. L’insalata, che cresce in 20-22 giorni contro i settanta previsti da madre natura, è verdissima, le foglie lisce e tenere.

Il futuro è già qui, a Ponte San Giovanni, paesone operoso della periferia perugina sullo snodo della E45, dove è nata «Serranova», il sistema sperimentale per l’accrescimento di frutta e ortaggi, che sfrutta la fotoluminescenza, metodo green rivoluzionario, insieme ad un mix di domotica, fisica e biodinamica. Dietro questo progetto, che ha vinto il primo premio come migliore start-up green italiana alla 70° edizione del Flormart di Padova, c’è Stefano Chiocchini, architetto e designer perugino. Gli amici compreso il sindaco Andrea Romizi, lo chiamano Archimede per via della sua arguzia da scienziato, che tra le altre cose, lo ha portato all’invenzione di questa serra urbana, destinata, dice lui, a rivoluzionare la coltivazione di frutta e verdura, le abitudini dei consumatori e degli chef.

Serranova, dopo sei anni di lavoro, ha un brevetto depositato alla Camera di Commercio di Perugia ed è pronta ad entrare nella produzione industriale. Sono state già vendute sei strutture di varie dimensioni, calibrate per un uso familiare, condominiale e per comunità più numerose. A breve arriverà sul mercato anche un modello per bar tender e per le cucine degli chef. «Immaginate il Mojito con la menta appena colta o il pesto preparato col basilico a portata di mano», fa notare Stefano. In quest’avventura, oltre a Chiocchini, c’è anche un agronomo, Sauro Alessandretti, e il direttore marketing Matteo Graziani. Architetto, ma come è arrivato a questa scoperta? «Quasi tutte le invenzioni nascono per caso. Così è successo con Serranova. Stavo progettando una lampada per bambini sfruttando il sistema della fotoluminescenza, che è la capacità delle terre rare, che esistono in natura, di assorbire luce e poi rilasciarla«.

E che è successo?

«Ne venne fuori un telo di silicone che ho lasciato per caso sopra una pianta d’appartamento. Nel giro di poche settimane non credevo ai miei occhi: la pianta era cresciuta e aveva un colore molto più intenso. Non mi sono fermato lì».

Il caso è stato studiato nei laboratori della Facoltà di agraria di Modena e Reggio Emilia. Dopo dieci mesi di osservazione le conclusioni: il sistema della fotoluminescenza, a mò di stimolazione naturale, permette alle piante di svilupparsi fino a 3-4 volte la norma della crescita normale. A guadagnarci non solo le dimensioni, ma anche il sapore e la qualità del prodotto. All’interno della serra, infatti, la diminuzione dai rischi di attacco da parassiti, batteri e malattie varie è ottenuta senza ricorrere ad antiparassitari e difese chimiche».

Benefici anche sul fronte dei sapori e dei valori nutrizionali?

«Con questo metodo di coltivazione si ottiene un aumento di circa il 20-25% di zuccheri e olii essenziali, maggiore robustezza e conservazione più duratura».

Chi non ha il pollice verde è in grado di gestire un simile impianto?

«Ci pensa il controllo domotico locale e remoto che segue tutte le fasi previste dal protocollo Konnex al servizio di Serranova. Oltre alla struttura forniamo anche i vari vasi con la piantine. Insomma un servizio chiavi in mano».

A quale segmento di mercato vi rivolgete?

«La struttura, che costa dai 25mila ai 35mila euro, è stata pensata per uso privato (famiglie, condomini, quartieri), comunità, locali (bar e ristoranti). La crescita amplificata, infatti, garantisce una resa più alta e i consumi sono estremamente bassi». Binomio appetibile per chi deve pensare anche ai fatturati».

Brevetto ottenuto: a quando la messa in produzione su scala industriale?

«Siamo pronti per partire. Abbiamo già individuato il sito produttivo che sarà sempre qui a Ponte San Giovanni, vicino al mio studio dove è nato il prototipo. Ma l’inizio non sarà facile. Per impiantare uno stabilimento servono finanziamenti e noi abbiamo già investito parecchi soldi per mettere in piedi la start-up. Siamo ottimisti però, perché pensiamo che l’industrializzazione di Serranova porti nuova occupazione per il territorio, una trentina di posti di lavoro, nel rispetto dell’ambiente e della sua vocazione verde».