Martedì 23 Aprile 2024

In fondo al tunnel del virus c’è la bicicletta Così il mondo sta ripensando la mobilità

Il trasporto in città ai tempi del distanziamento sociale sui mezzi pubblici

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Si vede la luce in fondo al tunnel e in bici ne usciremo più in fretta. Potrebbe essere questo il mezzo di trasporto ideale per mantenere il necessario distanziamento sociale, senza intasare le città con le macchine di chi teme il contagio da Covid-19 sui mezzi pubblici. Per dare via libera alle bici e privilegiare l’uso delle due ruote, però, bisogna investire nelle infrastrutture, tracciando delle nuove piste ciclabili pop up, allargando quelle esistenti e chiudendo alle auto l’accesso ad alcune strade, per proteggere la sicurezza dei ciclisti e consentire il distanziamento sociale anche in sella.

È quello che si sta già facendo a Berlino, dove sono state realizzate decine di piste pop up sulle direttrici più battute dai ciclisti, che hanno invaso le strade deserte fin dall’inizio della pandemia. L’uso della bici è stato raccomandato anche dal ministro tedesco della Salute, Jens Spahn, che non ha mai limitato i tragitti su due ruote durante la pandemia e anzi ha invitato i connazionali a usarla al posto dei mezzi pubblici. Anne Lusk, della Harvard School of Public Health, ha lanciato un appello sul British Medical Journal, esortando i governi a "sostenere le nuove infrastrutture ciclistiche, che affrontano alcuni dei maggiori problemi globali", come appunto "la sicurezza, la salute, lo sviluppo economico, l’equità e i cambiamenti climatici".

Sono interventi di ‘urbanismo tattico’, che cambiano il volto delle città senza grandi modifiche strutturali, come nel caso delle Piazze Aperte di Milano, delle Superilles di Barcellona o delle Berges de Seine di Parigi, dove intere aree prima riservate alle macchine sono state restituite già negli anni scorsi a pedoni e ciclisti, con pochi tocchi di arredo urbano. Per le grandi città sarà un modo per rispondere in modo efficiente a un’oggettiva domanda di mggiore sicurezza per le bici, mentre per le città di piccole e medie dimensioni, in cui il trasporto pubblico è più marginale, sarà un’occasione irripetibile per avviare la transizione verso un futuro di mobilità sostenibile.

Con il calo del traffico automobilistico, del resto, in molte città è già stato registrato un forte aumento dei ciclisti in circolazione. A New York, ad esempio, si parla di un incremento del 50% in marzo e aprile rispetto agli stessi mesi dell’anno scorso. Il massiccio aumento di ciclisti urbani per necessità, però, ha messo in evidenza le carenze di sistemi di mobilità pensati e realizzati solo a misura delle quattro ruote. Bogotà è stata la prima a cercare di rimediare, aprendo 100 chilometri di piste ciclabili temporanee per favorire gli spostamenti a pedali. La neoeletta sindaca Claudia López è stata spinta a realizzare queste ciclabili temporanee anche dal grave livello di inquinamento: Bogotà si trova su un altopiano e il ricambio d’aria è complesso, per cui il particolato tende a ristagnare, aggravando i danni da Coronavirus, come dimostrano studi recenti.

A Parigi, la sindaca Anne Hidalgo (nella foto sotto) ha già annunciato la chiusura alle auto private di rue de Rivoli, una delle arterie più trafficate della capitale, che verrà riservata agli autobus e alle biciclette, mentre una serie di piste ciclabili temporanee sono già spuntate in tutta la città. A Budapest si sta lavorando a una rete ciclabile temporanea sulle direttrici di traffico più utilizzate. Il piano di sviluppo, varato dal sindaco Gergely Karácsony, prevede piste ciclabili sui bordi di tutte le strade a più corsie, fino a settembre 2020, ma gli esperti monitoreranno i dati di utilizzo dei percorsi e alcune ciclabili temporanee potrebbero diventare permanenti.

Negli Stati Uniti, le prime città a prendere provvedimenti sono state Boston, Minneapolis e Oakland in California, dove sono state chiuse molte strade secondarie per fare spazio a pedoni e ciclisti. Oakland, in particolare, ha chiuso al traffico auto ben 74 miglia di strade, circa il 10% delle strade della città, come parte di un nuovo programma chiamato Oakland Slow Streets, che è partito all’inizio di aprile e ha buone probabilità di restare una misura permanente. In Nuova Zelanda la ministro dei Trasporti verde Julie Anne Genter ha dirottato ben 100 milioni di dollari su un progetto destinato a rendere rapidamente le città più ciclabili e adatte ai pedoni.