Martedì 23 Aprile 2024

"Gli scarti agricoli diventano energia pulita"

La Ecostense di Berra (Ferrara) è nata nel 2014

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di Federico Bisceglie

Il settore delle energie rinnovabili in chiave ‘green’ è ancora ben poco conosciuto e sondato. Specie, nell’ambito del riutilizzo a fini energetici, delle biomasse, o meglio del riutilizzo degli scarti della filiera agricola e boschiva nelle centrali a biomasse. Chi invece ha fatto di questo settore, il suore core business è l’azienda Ecoestense di Berra. Associata a Confartigianato, Ecoestense con sedici addetti e una flotta di mezzi specialistici qualificatissima (escavatori, cippatori, autocarri) rappresenta un’eccellenza del territorio del basso ferrarese ed è guidata da Paolo Baruffa (nella foto in alto a destra).

Baruffa, come nasce l’idea di aprire un’azienda specializzandosi in un settore che nel nostro Paese è ben poco conosciuto?

"Professionalmente vengo da un’esperienza precedente che mi ha formato molto nell’ambito del riutilizzo dei rifiuti e nel comparto legato alle biomasse. In più, ho avuto la fortuna di frequentare diverse realtà estere che mi hanno sensibilizzato in questo senso. Da qui sono partito con questa bellissima sfida nel 2014. Ma, non ce l’avrei mai fatta, senza il supporto di mia moglie Sara e mio padre Claudio (nella foto in alto a sinistra)".

Ecoestense si occupa anche della parte legata allo smaltimento dei rifiuti?

"Certo, seppure in maniera a tratti più difficoltosa, rispetto al riutilizzo degli scarti agricoli. Per quest’ultimo comparto ci occupiamo del taglio, della raccolta e della trasformazione degli scarti della filiera agricola in ‘cippato’ che, a sostanzialmente, consiste nel combustibile per le centrali a biomasse. Dai frutteti ai pioppeti, tutto quello che si può riconvertire in energia alternative, noi lo trattiamo. In più, in collaborazione con i servizi pubblici, riusciamo a convertire dal punto di vista energetico gli sfalci e il compostaggio".

Per quale motivo si fatica di più trattando coi rifiuti?

"A mio modo di vedere perché su questo settore c’è ben poca conoscenza. La sfida, anche lavorando in collaborazione con il pubblico, è capire come inquadrare la nostra attività. Dal punto di vista normativo, sui rifiuti, ci si addentra spesso in veri e propri gineprai. Ad ogni modo sono fiducioso: intravedo i primi segnali di apertura, anche da parte di alcune amministrazioni, e confido che questo possa essere un volano anche per altri. Gli spazi di crescita sono tantissimi".

La filiera agricola è maggiormente sensibilizzata sotto questo profilo?

"Assolutamente si. Devo dire che specie nel nord Italia lavoriamo molto bene e la sensibilità per questi temi è abbastanza sviluppata".

Lavorate anche con l’estero o avete in programma di farlo?

"Preferiamo di no. Direi che non conviene sotto nessun punto di vista, anche perché preferiamo lavorare con la filiera ‘corta’ nel nostro Paese. Abbiamo deciso di investire nel nostro territorio e in questo modo creare valore aggiunto e posto di lavoro peché riteniamo che la sfida, più difficile ma alla con più soddisfazione, sia investire sulle proprie radicie e sulle persone".

Il lockdown ha inciso sulla vostra attività?

"Direi di no, per fortuna. I nostri codici ateco, sia per quanto riguarda la filiera agricola, sia per quanto riguarda la filiera dei rifiuti, ci hanno permesso di tenere sempre aperto. Questo è stato un vantaggio non solo per noi, ma per tutti i nostri addetti che non hanno dovuto usufruire, neanche per un giorno, della cassa integrazione".