ALBERTO CELATA
QN X le Donne

Violenza sulle donne, “ecco come è nato il codice rosa. Un atto di coraggio e follia visionaria”

Grosseto, parla Vittoria Doretti: “Vi racconto il lavoro di squadra che ha costruito il percorso di accesso al pronto soccorso per tutte le vittime di violenza”

Grosseto, 20 novembre 2023 – C’è una data, un giorno, un’ora che entrano a pieno diritto nella storia del Codice Rosa, ovvero il percorso di accesso al pronto soccorso riservato a tutte le vittime di violenza, in particolare donne, bambini e persone discriminate. E sono le 0.30 del primo gennaio 2010 quando l’allora questore di Grosseto, Maiorino, chiama Vittoria Doretti e il sostituto procuratore Coniglio per quello che sarà il primo caso del futuro codice rosa.

E proprio Vittoria Doretti, DE&I manager (Diversity Equity and Inclusion manager) dell’Asl Toscana Sud Est, responsabile della rete regionale Codice Rosa e presidente del comitato unico di garanzia (Cug) per le Pari opportunità, per la valorizzazione del benessere sul lavoro e per il contrasto alle discriminazioni in azienda, chiediamo di illustrare l’esperienza del Codice Rosa, di cui è l’inventrice. Termine che a lei sicuramente non piacerà, visto che quando parla di Codice Rosa parla sempre di squadra. Come nasce il Codice Rosa? “Il Codice Rosa nasce da un atto di coraggio, da una follia visionaria e soprattutto da una grande umiltà nella percezione che, come sanità, non stavamo facendo bene il nostro dovere”. In che senso? “Mentre stavo lavorando ad alcuni progetti mi accorsi che riguardo ai casi di violenza la provincia di Grosseto aveva dei dati discordanti. Al Pronto soccorso si erano registrati solo 2 casi in tre anni, in Procura ogni anno c’erano sessanta fascicoli di denunce di violenza sessuale e infine le operatrici dei Centri antiviolenza del territorio registravano duecento casi di donne maltrattate all’anno. Insomma non riuscivamo a vedere il problema nella sua complessità. Del resto, come si dice, se non ti conti non conti, se non accendi il riflettore su un problema quello sparisce, dovevamo avere il coraggio, la capacità di vedere quelle che realmente avevamo davanti agli occhi. Perché tutto questo non avveniva, nonostante avessimo eseguito tutte le procedure previste e avessimo la formazione necessaria. Non avevamo lavorato bene”. E poi cosa è successo? “Il guizzo è stato quello di fare squadra insieme alla Polizia giudiziaria, alla Procura, al Pronto soccorso e alle operatrici dei Centri antiviolenza. Umiltà, ascolto, capacità di vivere ciò che è diverso come valore aggiunto all’interno dell’organizzazione”. E ora il Codice Rosa dalla provincia di Grosseto è diventato uno strumento per tutto il sistema sanitario nazionale. “E’ proprio così: dal 2018 è legge dello Stato, una legge che dà le linee guida sull’argomento alle aziende ospedaliere e sanitarie di tutta Italia. Il Codice Rosa si basa sul lavoro di Pronto soccorso (con una stanza dedicata e accesso immediato), ambiente forense e Centri anti-violenza. Tre soggetti con una formazione congiunta per creare insieme percorsi comuni”.

Ma qual è l’innovazione del Codice Rosa? “L’innovazione del Codice Rosa è stata quella di dire che il tema delle donne maltrattate è un tema di serie A per la sanità. Nell’esperienza di Grosseto abbiamo scoperto che le donne che venivano in Pronto Soccorso non erano mai state da nessuno. Abbiamo scoperto che la maggior parte delle donne maltrattate non avevano parlato neppure con un’amica della violenza subìta. Perché una grande alleata della violenza è la solitudine. La Novità del Codice Rosa è stato abbattere la solitudine delle vittime ma anche quella degli operatori. Con il Codice Rosa stare in rete non significa seguire un protocollo ma vivere umilmente in una squadra, una squadra che è unita da 15 anni. Squadra, rete, il Codice Rosa si avvale dell’operato di coordinatori territoriali, consultori, medici, e operatrici dei centri Antiviolenza. Ma tutto inizia dal Pronto soccorso. Il modello grossetano è stato da imput a quello regionale e dal 2013 a quello nazionale. Però deve essere chiara una cosa”. Quale? “Il nostro obiettivo non è costringere le donne a fare denuncia contro chi le ha maltrattate o fatto violenza, ma aiutarle a scegliere consapevolmente cosa fare rivolgendosi ai servizi”. Per il Codice Rosa, grandi risultati ma frutto di un grande impegno e di un grande lavoro. “Infatti voglio dire un grande grazie a tutte le donne e a tutti gli uomini che ogni giorno e ogni notte abbattono quel muro di solitudine e percorrono insieme alle vittime quelle strade, anzi salite, che le donne devono percorrere per uscire dalle violenza. Voglio poi assicurare il nostro impegno costante per l’apporto ai territori, agli enti, alle istituzioni e alle operatrici. Infine un appello alle donne perché abbiano ben chiaro che chiamando il numero 1522, potranno sempre chiedere aiuto alle operatrici a loro più vicine sul territorio”.

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