Giovedì 18 Aprile 2024

Arte e futuro Che avventura fuori Salone

Arte e futuro

Arte e futuro

di Olga Mugnaini

Se la moda guarda al futuro, altrettanto fa l’arte, specialmente in un’epoca che sembra seguire direzioni ostinate e contrarie. Certamente multiformi. Così, anche se Firenze è città dall’illustre passato, non si dimentica di mostrare il suo volto più moderno e contemporaneo. E’ per questo che ai visitatori di tutto il mondo che arrivano per Pitti Uomo offre anche una straordinaria avventura fuori Salone all’insegna dell’arte contemporanea.

A cominciare da Palazzo Strozzi, dove prosegue fino al 22 gennaio prosegue la mostra di Olafur Eliasson, uno degli artisti contemporanei più originali e visionari della nostra epoca. ’Olafur Eliasson. Nel tuo tempo’ è il titolo, con installazioni immersive che mettono al centro il visitatore, invitandolo a riflettere sull’idea di esperienza condivisa e relazionale della realtà.

Dalla luce alla materia solida. Al Museo Novecento, ultimi giorni per ammirare ’Transfer’ con le creazioni di Tony Cragg. La mostra presenta una selezione di sculture e opere su carta del maestro inglese, conosciuto soprattutto per aver contribuito ad un rinnovamento del linguaggio plastico grazie all’introduzione di nuovi materiali e nuove tecniche. La sua ricerca artistica è un omaggio alle infinite possibilità della forma.

Ma l’arte è anche impegno, una voce potente per gridare contro la discriminazione, fra cui quella di genere. Sempre al Museo Novecento, è ospitato il progetto ’St. Javelin’, l’ultima serie fotografica di Julia Krahn, in cui l’artista invita le donne ucraine rifugiate a raccontarsi attraverso immagini e interviste. Il progetto prende il nome da St. Javelin, un’immagine nata e diffusa durante la guerra in Ucraina che raffigura la Madonna con in braccio un missile anticarro, lo javelin, simbolo della resistenza. La nuova iconografia di una madre armata ribalta quella di Maria che sostiene in braccio suo Figlio, richiamando alla mente la morte e la violenza più che la vita e l’amore.

Per avere un’idea di quanto sia forte il senso di metamorfosi e di instabilità, emotiva e fisica, conviene fare un salto al Museo Bardini di piazza dei Mozzi, dove è allestita la mostra di Emiliano Maggi ’Songs and Spells’, con sculture in ceramica e una serie dipinti, che raccontano soggetti catturati in un momento di trasformazione. Busti le cui fattezze paiono sul punto di liquefarsi o ricomporsi sotto l’effetto di un incantesimo, parti anatomiche in cui si innestano elementi animali, ma anche oggetti-sculture attraverso cui la presenza umana è evocata come l’eco di una canzone.

Piazza della Signoria e San Miniato al Monte: due luoghi simbolo della città per due opere iconiche dell’artista che più di altri ha rivoluzionato l’arte del Novecento: Henry Moore. Sul Sagrato della millenaria Abbazia di San Miniato è esposta ’Family Group’, scultura che insieme a ’Large Interior Form’ di fronte a Palazzo Vecchio, affronta un soggetto caro all’artista inglese: la figura umana e l’esercizio della forma tra pieni e vuoti. Dopo i tragici eventi bellici, la sua volontà era quella di contrastare gli effetti disumanizzanti della guerra. Ecco che ’Family Group’ ritrae un nucleo familiare idealizzato, in cui due adulti si rispecchiano l’uno nell’altro mentre l’infante, perno della composizione, li lega formando un nodo centrale.