Bebe Vio, c è anche Budrio nel passato di questa ragazza d'oro

La fiorettista veneziana ha vinto ieri il suo primo oro olimpico, e le sue protesi sono made in Budrio.

Bebe Vio

Bebe Vio

RIO DE JANEIRO, 15 settembre 2016 - Grande vittoria ieri per Beatrice Maria Vio, in arte Bebe, alle Paralimpiadi brasiliane. Un oro praticamente mai in discussione, un torneo di fioretto comandato e vinto da campionessa quale è. Celebrata la vittoria, il personaggio, l'atleta che ritorna sulla scena dopo il solito inciampo che propone davanti la vita, non si può dimenticare chi l'ha aiutata nella risalita.

La Vio è stata colpita da una meningite fulminante all'età di 11 anni, l'infezione ha portato una necrosi che ha costretto i medici ad amputarle avambracci e gambe. Dopo qualche mese di degenza, Bebe ha ripreso immediatamente una vita 'normale'. E' tornata a scuola, non si è arresa, è tornata a fare sport. Ovviamente la scherma, sua passione fino dalla più tenera età, quando ancora quella meningite non l'aveva colpita. 

Ma senza gambe è stato necessario un supporto nella vita di tutti i giorni, poter camminare su arti artificiali e che si adattassero bene al suo corpo. Non solo, essendo Bebe l'unica atleta al mondo a scendere in pedana con tutti gli arti artificiali, serviva uno studio specifico che potesse progettare un arto che le consentisse di impugnare il suo fioretto. Si è rivolta dunque al Centro Protesi Inail di di Budrio, un sostegno fondamentale che le ha consentito di camminare, correre, gareggiare nonostante la meningite le avesse portato via braccia e gambe. E se Bebe culla il sogno di poter tirare di scherma in piedi, un po' del merito è anche di questa eccellenza made in Bo. Poi c'è lei, che aveva deciso di tornare a fare sport quando ancora i medici erano preoccupati per la sua meningite e nessun credeva che sarebbe tornata in piedi, inarrestabile per qualunque cosa. Perché Bebe lo diceva spesso: "Io posso fare tutto quello che io voglio fare". Lo hai fatto.