Giovedì 18 Aprile 2024

Mugello, il regno di Vale promesso a Pecco

Una gara come nessun’altra: pista da sogno e tifo record. Il Dottore l’ha vinta nove volte, Bagnaia nel 2022 ha sfatato un tabù

di Marco Galvani

L’11 giugno “al Mugello non si dorme”. È la regola. Non scritta. Una legge tramandata nei decenni dal popolo dei tifosi che colonizza le colline toscane di Scarperia. Nel nome di Rossi e della pattuglia tricolore. Ora seguaci dell’erede di Vale. Quel ‘Pecco’ Bagnaia che è stato capace di riempire il vuoto lasciato dal Dottore. Un destino scritto, il suo. Perché con il talento suo e della Ducati l’anno scorso hanno dimostrato che l’Italmoto sa tenere a bada le corazzate giapponesi.

Questa stagione dovrà riconfermarsi. Nei test ha già dimostrato superiorità. E al Mugello Circuit, nella casa della Ferrari, avrà la marcia in più dei tifosi. È tradizione che il Gran premio d’Italia sia il Gp per antonomasia. È storia che in quella terra di passione la moto detti il passo. E il tempo. Fin da quando il Mugello era il Nurburgring di casa nostra. Ricamato sulle strade che incorniciano le colline. Diventato troppo pericoloso, poi, con le moto sempre più veloci. Impossibile continuare. Ma altrettanto impensabile lasciare tutto alla storia e chiudere il capitolo. Per questo l’Automobile club di Firenze arrivò a costruire il circuito di oggi, nato dalla matita dell’ingegnere Gianfranco Agnoletto: 170 ettari di adrenalina, battezzato nel 1976 dalla vittoria di Barry Sheene sulla Suzuki nella classe regina.

Primo italiano a piantare il tricolore sul podio del Mugello è stato Loris Capirossi. Anno 2000. E tre stagioni dopo, la tripletta in 500 Rossi-Capirossi-Biaggi. Come nel 2005. Da allora, con la scenetta indossando il ‘tocco’ da laureato, Valentino è diventato il Dottore del Motomondiale. E re del Mugello, con 9 vittorie dal 1996 al 2021, fatta eccezione nel 2010 quando fu costretto ad alzare bandiera bianca per la frattura di tibia e perone dopo una caduta nelle prove. Oggi Vale ha cambiato sport. Ha aggiunto due ruote al suo talento. Ma ci pensano ‘Pecco’ & Co. a battere il chiodo nella fabbrica delle emozioni.

Ducati e Aprilia a difendere l’orgoglio del made in Italy lungo i 5.245 metri con i suoi severi cambi di pendenza e le sue curve (15 in tutto) veloci, cieche e impegnative, come l’“Arrabbiata 1“ e l’“Arrabbiata 2“. E la chicane destra-sinistra della Casanova-Savelli e la San Donato dove passa chi frena per ultimo.

Only the brave, il Mugello. Eppure, è lì che resiste il record di velocità della MotoGp. Firmato l’anno scorso dalla Ducati. Quella Pramac di Jorge Martin: in gara lo spagnolo ha toccato i 363,6 kmh, raggiunti sfruttando il gioco di scie garantito dal rettilineo di 1,1 km. Il precedente primato era stato firmato da Brad Binder (KTM) – 362,4 kmh – sempre sul tracciato toscano. Un missile. Non abbastanza, però, per sbancare il weekend.

Il podio 2023 (nella foto) è stato lo specchio dei protagonisti dell’intera stagione: Bagnaia, Fabio Quartararo con la Yamaha e Aleix Espargarò in sella all’Aprilia. Il battesimo, per ‘Pecco’, che al Mugello – dal suo esordio qui nel 2013 – aveva portato a casa soltanto un terzo posto (in Moto3), due quarti posti (Moto3 e Moto2), tre ritiri e due arrivi oltre la 20 a posizione.