Giovedì 18 Aprile 2024

"La vittoria più bella è la fiducia dei piloti"

Marco Ventura è il capomeccanico di Bagnaia: "Serve coraggio e intuito ai box, con questi campioni contano molto le sensazioni"

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di Marco Galvani

La sua storia? "E’ la più bella che potevo immaginare, vengo pagato per ‘giocare’ con le moto più belle del mondo".

Marco Ventura non è soltanto un appassionato e fantasioso innamorato dei motori, "le moto mi piacciono tutte, pure in un’Harley trovo il bello. E sono anche un guzzista". E’ anche il capomeccanico di Pecco Bagnaia. E’ lui che si prende cura della moto e del pilota. Lo ha fatto in Superbike fin dai tempi di Lorenzo Lanzi prima che, nel 2010, Ducati ritirasse il team ufficiale. Poi un intermezzo in BMW e il ritorno a Borgo Panigale per la squadra di sviluppo MotoGp. Quindi il ritorno ai box del Motomondiale. Prima con Andrea Iannone, poi Jorge Lorenzo, Danilo Petrucci e adesso Bagnaia.

"Tutti ragazzi accomunati da un unico obiettivo, ma ognuno con caratteri e caratteristiche diverse – racconta Ventura –. Se dovessi accoppiare gli opposti, direi Lorenzo diverso da Petrucci, Iannone diverso da Pecco".

Ventura ha imparato a convivere nel box con i piloti: "Loro devono guidare e più un pilota è bravo a dirti cosa succede sulla moto, più in fretta arrivi alla soluzione dei problemi. Ma spesso devi interpretare non solo le parole, ma anche le sensazioni. Devi conquistare la loro fiducia aiutandoli, con i risultati, ad andare oltre la diffidenza che inevitabilmente hanno nei tuoi confronti". Serve azzardo, coraggio, intuito. Lui li ha allenati col tempo, già nell’officina di famiglia a Concorezzo, alle porte di Monza, col babbo, una vita passata alla Yamaha Belgarda.

Diploma all’Itis, sapeva benissimo che il suo futuro sarebbe stato nel mondo dei motori. "Sono nato in mezzo alle moto – racconta –. Quando ero piccolo, in inverno, per scaldarmi appoggiavo i piedi sugli scarichi di una vecchia Honda 750 Four". Appena ha avuto l’età "mio papà mi ha cacciato su una moto", solo che "non è durata molto". Tre anni in 125 Sport production, il Campionato italiano, "ma coi soldi che c’erano… Lo sponsor li ha finiti in fretta e visto che lo sponsor ero io, ho deciso di correre le mie gare dal box".

Da ragazzino, "quando tornavo da Imola o da Misano dopo i Gp e vedevo i camion della Ducati che uscivano allo svincolo di Borgo Panigale mi dicevo ‘Pensa a essere lì’. Avevo la pelle d’oca".

Adesso lì c’è anche lui. In primissimo piano. A masticare quella tensione e quell’adrenalina che danno gas ai weekend di gara: "Misano poi è una gara speciale, arriviamo con tre vittorie di fila, è la gara di casa, c’è il carico da novanta, sei quasi obbligato a vincere. L’emozione toglierà qualche ora di sonno, ma l’imperativo è vincere. Certo, c’è una selva di piloti veloci, ma spero che le Ducati di Bastianini, Martin, Zarco e Bezzecchi portino via punti solo a Quartararo e Aleix Espargarò".