Un secolo d’Italia, Bologna notte speciale

Nel 1922 la prima gara della Nazionale in città: 2-2 con la Svizzera. Si giocò al Velodromo, perché il campo dello Sterlino era in discesa

di Massimo Vitali

Quando il commissario tecnico era ancora un mestiere per tre, il pallone una massa di cuoio più o meno sferica con dentro una camera d’aria e la nazionale azzurra aveva solo dodici anni di vita c’era già un’Italia che giocava sotto le Due Torri. Il Bologna-Germania di questa notte al Dall’Ara è solo l’ultimo capitolo di una storia cominciata giusto un secolo fa: 3 dicembre 1922, Italia-Svizzera 2-2 al campo del Velodromo. Bologna allora uno stadio che ospitava le partite dei rossoblù ce l’aveva, lo Sterlino, ma il campo era stato costruito in leggera pendenza e non era omologato per le sfide internazionali. Così nel 1920, a ottocento metri in linea d’aria dal luogo in cui qualche anno dopo sarebbe stato costruito il Littoriale (oggi stadio Renato Dall’Ara), fu inaugurato il Velodromo, un impianto all’avanguardia in grado di ospitare soprattutto competizioni di ciclismo e motociclismo, ma all’occorrenza anche il calcio, come accadde per l’appunto quel 3 dicembre 1922. La sfida finì 2-2 e i bolognesi quel giorno si esaltarono più per l’esordio in azzurro delle glorie rossoblù Baldi e Pozzi che per la doppietta di Cevenini III, al secolo Luigi Cevenini, interno sinistro che legò le sue fortune all’Inter ma che in quel 1922 vinse lo scudetto con la maglia della Novese. Calcio d’altri tempi, calcio di pionieri: ma anche calcio di pienoni. Tutt’altro impatto, oggi si direbbe mediatico, ebbe infatti la seconda uscita degli azzurri sotto le Due Torri, l’Italia-Spagna 2-0 che andò in scena il 29 maggio 1927 al Littoriale, nel giorno dell’inaugurazione dello stadio che da allora avrebbe solo cambiato nome, ma non ubicazione: da Littoriale a Dall’Ara, passando per Comunale. Quel 29 maggio 1927, per la cronaca, insieme con il Re d’Italia Vittorio Emanuele III e all’Infante di Spagna c’erano sessantamila spettatori, un’adunata oceanica che che riempì a lungo le cronache dei giornali nel ventennio fascista in cui le adunate oceaniche avevano di solito connotati politici. A seguire due pregiate Italia-Austria (0-1) e Italia-Cecoslovacchia (4-2) di Coppa Internazionale, quattro sfide negli anni Trenta (tra cui un Italia-Germania 3-1, unico precedente del confronto di questa sera, che si giocò nel giorno di Capodanno del 1933) e altri 14 confronti dal dopoguerra ad oggi. In totale fanno 22 partite, alcune delle quali hanno lasciato il segno. Per dire: Beppe Bergomi la notte dell’8 ottobre 1986, con in panchina il ct Azeglio Vicini, non se la scorderà mai e probabilmente pensò di vivere un sogno quando una sua doppietta stese la Grecia (2-0). Il 5 giugno 1999 la fiera del gol di Italia-Galles (4-0) rese invece felice il selezionatore Dino Zoff, impegnato nelle qualificazioni agli Europei. L’Italia di Cesare Prandelli nel 2013 fu protagonista del 4-0 su San Marino, con i bolognesi presenti al Dall’Ara che plaudirono alla maglia da titolare dei rossoblù Alino Diamanti e Alberto Gilardino. Nel 2015 Antonio Conte firmò il 2-2 con la Romania. Poi nel 2018 è stata la volta di Roberto Mancini, la cui Italia al Dall’Ara ha pareggiato 1-1 con la Polonia in Nations League. Un anno fa, sempre al Dall’Ara, il 4-0 alla Repubblica Ceca che fu una delle amichevoli di rodaggio al trionfo azzurro agli Europei. Di sicuro il Mancio ogni volta che rivede il Dall’Ara ha un brivido. Quarantuno anni fa, il 13 settembre 1981, quando ancora lo stadio si chiamava Comunale il ct azzurro, allora enfant prodige rossoblù, debuttò a sedici anni in serie A in un Bologna-Cagliari 1-1.