Venerdì 19 Aprile 2024

"Mistero? Lukaku e Pogba"

Enrico Ruggeri: "Io dico: torneranno quelli di un tempo?"

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Mattia

Todisco

Sotto di nuovo con gli stadi pieni. Nella musica è già successo. Concerti davanti a folle festanti, una ritrovata libertà pur col virus ancora presente tra noi. Dopo due anni di tetti alle capienze (tolti soltanto nelle ultime gare della passata stagione), la Serie A torna a rivedere le stelle dalle tribune con i seggiolini occupati. Via le casse e dentro le porte. I tifosi come Enrico Ruggeri scenderanno dai palchi per mettersi dalla parte opposta: quella degli appassionati che assistono allo show.

È il segnale che stiamo davvero ripartendo?

"Sembra di sì. Lo vedo anche nei miei concerti. Sono ottimista. A settembre ci sarà un cambio della guardia al governo del Paese, ma chiunque vincerà le elezioni sa già ora che non sarebbe granché popolare imporre nuove le restrizioni".

Si riparte ancor prima di Ferragosto. Una novità.

"Una volta a metà mese c’era Inter-Pro Sesto o qualcosa del genere. Poi i vari Trofei Tim e Moretti e per anni abbiamo visto partite contro Milan e Juve prima ancora di iniziare il campionato. Adesso si giocherà subito per i tre punti, ma con il Mondiale in inverno ci saranno due mesi di sosta. È un “sacrificio“ che per i tifosi non verrà ripagato".

Che impressione le fa il Mondiale a novembre?

"Strana e brutta. Il Mondiale si fa in estate: punto. Trovo molto discutibile anche la scelta del Qatar. Non sappiamo se allo stadio entreranno le donne, se eventualmente le metteranno in una tribuna a parte. C’è un tema dei diritti umani che era già emerso quando c’è stata la Supercoppa. Francamente avrei evitato. È una decisione prettamente economica".

In più senza azzurri.

"Avrebbe aiutato a farci piacere questo Mondiale, così è anche peggio per noi italiani".

Effetti di Qatar 2022 a parte, l’Inter la fa ben sperare?

"Sono sempre molto prudente. Una volta a noi interisti dicevano che vincevamo sempre sulla carta e mai quando si giocava. In estate le squadre sono dei cantieri. Bisogna reinserire Lukaku, così come dovrà fare la Juve con Dimaria o Pogba, piuttosto che la Roma con Dybala".

Lei amava i fantasisti alla Beccalossi. È strano vedere uno come l’argentino nella capitale e non a Milano?

"Sono cose figlie di questo calcio, in cui per ragioni di soldi spesso si spostano i problemi più in là. Quando c’è il raduno a luglio vedo la lista dei convocati dell’Inter e mi ricordo improvvisamente di chi avevamo dato in prestito un anno prima. Alcuni nemmeno pensavo ci fossero ancora. Alla fine però ti ritrovi in casa dei giocatori che non riesci a vendere e per questo motivo non acquisti Dybala pur avendolo in mano"

Altro effetto del calcio di oggi, gli “italiani d’America“ che vanno nella MLS.

"È accaduto anche in anni passati con Del Piero o Pirlo, ma loro erano a fine carriera. Adesso ci sono andati Insigne e Bernardeschi... Per mantenere un ingaggio come quello che avevano, se non superiore, hanno dovuto guardare altrove perché qui non era più possibile".

Da tifoso interista meglio un’altra volata scudetto con il Milan o con la Juventus?

"Io dico con il Milan, ma vedo che sul tema c’è una certa divisione: molti altri avrebbero detto la Juve. In anni passati è capitato anche di giocarcela, perdendo, contro il Verona o la Sampdoria".

Sarà possibile rivedere la “provinciale“ che vince il campionato?

"Molto improbabile. In Inghilterra è successo con il Leicester, ma ci sono grosse differenze rispetto a quando vinsero quelle squadre o addirittura il Cagliari negli anni Sessanta. Allora magari avevi in rosa 14 giocatori e in un gruppo così ristretto ci sta che trovi un Mancini o un Vialli e che fanno la differenza. Oggi giochi tante partite, le squadre di calciatori ne hanno 25. Una società che ha un budget limitato è difficile che ne trovi così tanti forti".

Lei ci crede quando le dicono che il calcio è dei tifosi oppure pensa non lo sia più?

"Lo è perché alla fine la gente si diverte, chiaramente non è quello di prima. Almeno da noi. Quando sono andato in Inghilterra a vedere il Queens Park Rangers mi sono reso conto per esperienza personale della differenza che c’è tra noi e loro".

Ci racconti.

"C’è stata un’azione in cui un giocatore è stato falciato, un fallo duro. Lo stadio gli ha riservato un’ovazione perché si è rialzato e ha continuato a correre. Qui probabilmente lo avrebbero criticato perché non si è rotolato per terra".

In compenso dagli anglosassoni abbiamo preso l’idea del calcio spezzatino: preferiva quando si giocava tutti allo stesso orario?

"Ma no, alla fine ci si abitua. Magari abbiamo avuto un po’ lo choc iniziale, ci era sembrata un po’ una lesa maestà. Adesso non più".

È un calcio che va verso il meglio o verso il peggio?

"Spero sempre verso il meglio, anche snaturandosi. Fa sensazione vedere tutte le squadre in mano a imprenditori stranieri, che arrivano dalla Cina o dagli Stati Uniti. In quello sono un po’ nostalgico del mecenatismo alla Moratti o alla Berlusconi".

L’ex premier è tornato con il Monza.

"Una bella sfida, così come quella del Como in Serie B. Ho visto che la proprietà è la più ricca del calcio italiano. Poi è chiaro che servono delle idee. Lo vediamo anche nel resto d’Europa con gli sceicchi al Paris Saint-Germain o al Manchester City. Per vincere ci vuole tempo e non è detto nemmeno che ce la fai".

Quale sarà il “Mistero“ di questo campionato?

"Ce la faranno Lukaku e Pogba, che sono tornati in Italia, ad essere ancora quelli di prima? Ma è una domanda che va allargata a tutti quelli che devono inserire in squadra dei giocatori nuovi. Quando cambi qualcosa non sai mai se andrà meglio o peggio".