JUVE GRANDI FIRME

Rivoluzione totale per tornare a vincere

di Paolo Grilli

Vietate le frenate, vietate pure le sbandate. La Juve degli zero titoli della passata stagione sa di non avere ora a disposizione né alibi né attenuanti nella sua infinita missione per la vittoria, per lo meno tra i nostri confini.

Allegri, una volta tornato al timone, è riuscito solo in parte a riassestare una squadra che con Pirlo aveva mostrato debolezze congenite, pur riuscendo a portare a casa Coppa Italia e Supercoppa. E nemmeno quelle sono arrivate con Max, che perso subito CR7 ha impiegato tantissimo a riportare i suoi sul binario della vittoria, dovendo anche fare i conti con una inattesa vulnerabilità in difesa.

Il mercato della Signora è stato il più classico degli “all in“, con una farcitura di assi chiamati con la loro sola presenza a risvegliare l’istinto perduto del successo: senza dover procrastinare il tempo dei trionfi con una ’formazione’ che richieda anni. Pogba – non ci voleva il guaio al menisco, ma tornerà piuttosto in fretta – e Di Maria sono quanto di meglio si possa desiderare per innalzare il tasso tecnico e di classe, Bremer è uno dei talenti difensivi più straripanti in circolazione, quello che serviva in un reparto che ha perso la bandiera Chiellini e De Ligt. Senza contare che tutti aspettano l’esplosione definitiva di Vlahovic e Chiesa. Proprio Fede, che rientrerà presto dopo il lungo stop per il crociato, può essere l’uomo in più. La sua energia bruciante in campo potrà essere una benedizione per Allegri, che difficilmente si affiderà a un unico modulo tattico quest’anno. Si parte col 4-3-3, certo, ma la stessa duttilità tattica di Pogba – mezz’ala naturale, ma anche raffinato playmaker ce ne fosse bisogno – consentirà di virare su un 3-5-2 che preveda anche l’arretramento a interno di centrocampo del ’Fideo’ argentino.

Non è un caso che la Signora abbia preso due campioni dal gol facile. Il bilancio d’area della passata stagione – e c’era pure un Dybala in più – è stato sconfortante. I bianconeri hanno avuto l’undicesimo attacco della massima serie, finendo nella seconda metà della classifica per gol fatti. E non consola più di tanto il fatto di aver avuto la quarta difesa. Qui, arrivo di Bremer a parte, la scommessa è Gatti: uno che ha fatto una gavetta nobilitante, e che non ha paura di nulla.

Le milanesi, ma anche il Napoli, sono nel mirino della Juve, ora nell’inusuale ruolo di inseguitrice. Parlare di nobile decaduta può parere eccessivo, ma guardando alle graduatorie degli ultimi anni solari ci si accorge che il concetto non si allontana troppo dalla realtà. Sommando i punti del 2020, del 2021 e del 2022, la Signora è quarta in A, con 189: l’Inter è addirittura a +26, il Milan a +21, il Napoli a +5: la crisi viene da lontano, già dalla stagione di Sarri che pure portò lo scudetto.

Anche per questo il discorso Champions rimane a parte. Allegri arrivò a giocarsi due finali nel triennio 2015-2017, col senno di poi si trattò di un mezzo miracolo o anche di più, ma quella era una Juve trascinata dai suoi stessi successi e in grado di affrontare qualsiasi avversaria. Questa no, o non ancora, in Europa. Nelle ultime tre stagioni sono arrivate altrettante eliminazioni agli ottavi, la conferma che il top continentale è lontanissimo nonostante le illusorie imprese che piuttosto frequentemente punteggiano il percorso nei gironi. Quando le sfide diventano senza appello, i bianconeri prestano il fianco all’intensità delle rivali, magari non blasonate ma traboccanti di energia e disposte a giocare un calcio spregiudicato, senza calcoli. Pogba e Di Maria, con la loro fisicità, sono chiamati a colmare anche questo evidente gap. Mentre andiamo in stampa, si vuole chiudere poi per Kostic e Paredes: altri big col brevetto di volo in Europa.

Per Allegri è una sfida nella sfida. Lui, agli antipodi del giochismo, ha fatto dell’equilibrio di squadra la sua stella polare. Ma ora si vince con la spavalderia, certo più nelle tue corde se la formazione dei campioni ha previsto l’esecuzione di ogni gesto tecnico alla maggiore velocità possibile.

Vincono anche i soldi. L’ultima vera outsider ad alzare la Champions è stato il Porto di Mourinho, nel 2004: una vita fa. La Juve, però, almeno in Italia mantiene la vetta per giro d’affari. Anche per questo, se parliamo di serie A, non sarà accettata alcuna giustificazione in caso di mancato successo.