Giovedì 25 Aprile 2024

Il “Presidente” Kessie è giunto a fine mandato

Pioli lo ha sempre protetto e lui ha ricambiato la fiducia riconquistando pure i tifosi che non gli avevano perdonato la scelta di non rinnovare

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di Giulio Mola

Promesse, silenzi, bugie. Ma pure la gioia (con gol) per un finale bellissimo. E’ il film degli ultimi mesi di Frank Kessie, prima leader amato poi mal sopportato dai tifosi sentitisi traditi per un rinnovo di contratto atteso e annunciato ma neppure sfiorato. Il “Presidente” è a fine mandato, da mesi aveva deciso di andare via dopo aver giurato amore eterno, e lo scorso 21 marzo ha scelto dove accasarsi non appena avrà svuotato gli armadietti di Milanello. C’è una nuova sfida che lo attende a Barcellona, ma nonostante gli ultimi mesi complicati non si può dimenticare un passato dove comunque l’ivoriano è stato spesso protagonista. Nel bene e anche nel male. Comunque decisivo, fino all’ultima partita.

Il “Presidente” Frank Kessie resta uno dei “senatori” dello spogliatoio rossonero ma anche uno dei giocatori più discussi degli ultimi mesi nella squadra allenata da Stefano Pioli. Croce e delizia del tecnico e dei supporter, perché sulle sue qualità di leader nessuno ha dei dubbi; semmai hanno fatto discutere certi atteggiamenti. Vero, il rinnovo del contratto può aver influito sull’agrodolce prima parte della stagione, ma non può essere un alibi per il calciatore, che evidentemente le sue scelte le ha fatte da tempo.

Soprattutto quando ad un certo punto l’addio era scontatissimo per il giocatore non è stato per nulla facile mettere piede in campo a San Siro. Vero, c’erano gli ultimi mesi da onorare, dei traguardi da raggiungere, una tifoseria da rispettare. Ma il comportamento dell’ivoriano continuava ad essere discutibile: nessuno dimentica quanto accaduto ad inizio febbraio: solo sei giorni dopo l’eliminazione dalla Coppa d’Africa, il centrocampista si è ripresentato a Milanello. Magari non si poteva pretendere che fosse ligio al dovere e puntuale come Bennacer, tornato a Milano il giorno dopo il ko dell’Algeria, ma che al ritardo aggiungesse ulteriore ritardo (altre ventiquattro ore rispetto al previsto) è una cosa che non andò giù a dirigenza e staff tecnico.

Giusto precisare che nulla c’entrava la botta al costato rimediata nel match con l’Egitto, piuttosto si discuteva la professionalità di un calciatore (“contrattempo di natura logistica”, ufficialmente la causa del ritorno posticipato) che Pioli avrebbe voluto recuperare a tutti i costi già per il derby e che forse era con la testa già altrove (non solo Juve, anche l’Inter lo ha corteggiato durante l’inverno) dopo il lungo tiraemolla per una firma sul rinnovo che neppure è stata abbozzata nonostante la trattativa fosse in piedi da almeno un anno. Un po’ come era accaduto nella stagione precedente con Donnarumma e Calhanoglu, altri due calciatori persi dalla società di Elliott a parametro zero. Il Milan del resto i suoi passi li aveva fatti, proponendo un prolungamento fino al 2026, con ingaggio annuale da 6 milioni e mezzo. Kessie (che quest’anno ne percepiva 2,2) chiedeva 8 milioni. O forse di più.

I tifosi a quel punto hanno reagito, indispettiti dal comportamento di quel giocatore che fino a pochi mesi prima era considerato un beniamino. Fischi piovono copiosi per il Presidente durante l’annuncio delle formazioni a San Siro, in tutte le partite. E quello striscione con riferimento da una parte a chi aveva rinnovato senza problemi (Hernandez) e dall’altra a chi è era odore di farlo ma tergiversava: "Chi ama il Milan lo dimostra coi fatti. Cordiali saluti agli insoddisfatti". Insomma, da idolo della tifoseria a indesiderato da tutti il passo è stato breve.

A quel punto il Presidente si è reso conto di non aver più il sostegno della maggioranza del Parlamento di San Siro. E si è incupito sempre di più. Ma per il Milan e il suo allenatore, che già dovevano fare i conti con un mercato senza troppe bollicine e le condizioni precarie di alcuni giocatori importanti, Kessie restava una pedina fondamentale negli equilibri tattici rossoneri, che giocasse da mediano piuttosto che da trequartista alle spalle delle punte. Ha inciso non poco il Presidente nelle ultime settimane, superato il periodo in cui molte partite le aveva cominciate in panchina, mentre altre volte neppure le aveva iniziate. Fino all’ultimapartita è rimasto uno dei punti fermi del progetto iniziale che ha portato a questo splendido risultato a chiusura di un ciclo, perciò è fra i protagonisti del successo. Non a caso l’ultimo gol del campionato, quello che ha “blindato“ lo scudetto, è stato lui a realizzarlo col Sassuolo.

Fisico, muscoli e velocità: per anni (con qualche pausa, ad esempio nell’autunno del 2019) è stato un muro per la difesa, una spinta potente per l’attacco. In cinque anni ha collezionato oltre 170 presenze e 35 reti, molte dal dischetto, la più importante delle quali a Bergamo visto che quel gol aprì ai rossoneri le strade del ritorno in Champions dopo 7 anni di assenza. Con lo scudetto in tasca e dopo essersi riconciliato con i tifosi, Kessie è pronto a far le valigie. E il Milan è pronto a voltare pagina. Perché al posto dell’ivoriano arriverà Renato Sanches, cercato con insistenza per mesi. Ma Kessie resterà nel cuore dei tifosi. E chissà, potesse tornare indietro, forse vestirebbe ancora la maglia rossonera.