Gol e fantasia, così Leao si è preso il Milan

Il 22enne portoghese è cresciuto grazie a Pioli e ai consigli di Ibra. La continuità non è il suo forte, ma i colpi sono da campione vero

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di Ilaria Checchi

È indubbio che la torta sfornata che ha portato allo scudetto vada divisa equamente tra tutti i componenti della truppa rossonera ma è doveroso ammettere che una delle fette più grandi spetti a Rafael Leao. Il portoghese, nel lasso di una stagione, è passato dall’essere etichettato come un oggetto misterioso e papabile flop di mercato a uomo imprescindibile e talento internazionale corteggiato da mezza Europa. Per quantificare l’enorme peso che il classe 1999 ha avuto nella cavalcata Tricolore basti pensare al fatto che la sua sola presenza ha sempre condizionato tutti gli avversari, costretti a piazzargli addosso un uomo con determinate caratteristiche di velocità per cercare di arginare le micidiali accelerazioni in fascia sinistra che l’hanno reso uno dei protagonisti del campionato: difficile trovare un altro giocatore in Italia in grado di fare una simile differenza. Assistman e goleador dalla doppia cifra raggiunta, Rafa ha cancellato due annate altalenanti consacrandosi trascinatore principale del Milan.

Il merito della sua crescita esponenziale è certamente da dividere tra Stefano Pioli, il primo a voler rispettare i tempi tecnici del giovane attaccante, valorizzandolo al momento propizio, e la dirigenza rossonera che nella scorsa sessione estiva del calciomercato ha creduto nel talento di Leao rimandando al mittente le offerte ricevute. Il tecnico emiliano l’aveva ammesso dopo la vittoria esterna al Bentegodi: nello scorso ritiro pre campionato ha ritrovato un giocatore cambiato, con una mentalità diversa che l’ha portato finalmente a compiere quel salto di qualità che tutto il Diavolo attendeva da anni. Sono lontani i tempi in cui il giocatore nato ad Almada veniva etichettato come un giovane di belle prospettive ma troppo discontinuo e svagato e in cui le sue prestazioni in campo viaggiavano su binari discontinui tanto da irritare la tifoseria in più di un’occasione.

Oggi Rafael ha condotto con personalità e indubbio talento il suo Milan allo scudetto numero 19, ergendosi a condottiero decisivo sia nella vittoria casalinga contro la Fiorentina (1-0 a pochi minuti dal fischio finale), regalando due assist perfetti a Sandro Tonali nell’1-3 di Verona e addirittura tre a Giroud e Kessie nel trionfo di Reggio, dopo aver “spaccato“ il match con l’Atalanta. Il numero 17 di Pioli, però ha illuminato il Diavolo sotto più aspetti, che vanno al di là della mera partecipazione alle azioni da gol più importanti: devastante in termini di velocità e di abilità nel dribbling, ha macinato chilometri in fascia ubriacando le difese avversarie. Dall’estate 2021, quando venne inserito nella lista dei possibili sacrificabili, al tripudio Tricolore, per l’ex Lille è ora tempo di legarsi a doppio filo con il club di via Aldo Rossi: la dirigenza è infatti al lavoro per blindarlo fino al 2026 o 2027, puntando a costruire la squadra del futuro intorno al campione portoghese e resistendo alle sirene estere che lo vogliono lontano dall’Italia dopo lo scudetto alzato. In particolare, su di lui sono stati puntati i riflettori del PSG, che ha messo sul piatto ben 70 milioni per portarlo sotto la Torre Eiffel, ma il Diavolo non ha intenzione di scendere a compromessi: attualmente l’attaccante guadagna 1,5 milioni di euro a stagione, per convincerlo a rinnovare (il contratto scade nel 2024) Maldini e Massara dovranno presentare un contratto da almeno 5 milioni di euro all’anno, potendo contare, inoltre, su un fatto fondamentale. La volontà di Rafael è quella di restare a Milanello e questo potrebbe favorire il buon esito della trattativa per un giocatore che, approdato sotto la Madonnina nell’estate del 2019, è stato pagato al Lille 24 milioni più Tiago Djalo (valutato circa quattro) ma che ha una clausola rescissoria di 150.