Martedì 16 Aprile 2024

La svolta etica dell’eleganza

La storia del gioiello ha radici lontane. Dall’antichità ai giorni nostri al centro. c’è l’artigianalità e l’amore per la Natura

La svolta etica dell’eleganza

La svolta etica dell’eleganza

È una storia che si perde nella notte dei tempi quella del gioiello, simbolo di attrazione, di bellezza, di magia e di potere. Oggi oggetto di vanità, protagonista di un lusso che può essere sempre più esclusivo ma al tempo stesso anche accessibile. Numerosissimi i marchi di alta gioielleria che sono esclusivi come abiti d’alta moda e protagonisti da sempre di investimenti familiari e di pegni d’amore al massimo dei desideri. Ma sempre più si ritorna anche agli artigiani del gioiello unico e fatto completamente a mano, dove la tradizione può anche sposarsi con le linee del contemporaneo.

Tutto è iniziato nel Paleolitico Superiore, 40mila anni a.C., ma certo fin dalla nascita dell’uomo e della donna ci si è adornati con collane di fiori e bracciali d’edera. Poi prima di vestire il corpo si è pensato ad abbellirlo con conchiglie, denti di animali, zanne, pezzi di legno, fino alla scoperta delle doti dell’oro che hanno dato il via al trionfo delle dinastie prima in Egitto, poi in Medio Oriente, ad Atene come a Roma, per non dire della gioielleria etrusca. I musei del mondo sono pieni di queste meraviglie, con buona pausa nel Medioevo, tra rigore e proibizioni di vanità e lussi, fino alla rinascita del Cinquecento, alle corti d’Europa e a Firenze con i Medici, specie quel Cosimo I de’ Medici che volle gli orafi e gli argentieri sul Ponte Vecchio.

Storie magnifiche, da perdere la testa tra pietre preziose e magnifiche forme. Filigrana, sbalzo, incastonatura, cera fusa, tante le tecniche dai Faraoni ai nostri giorni. La gioielleria cinque secoli fa entrò ormai affermata nel mondo dell’arte. Famosi pittori e scultori lavoravano da giovani apprendisti nella bottega orafa. Alcuni esempi li troviamo anche in Italia, come Donatello, il Botticelli, il Ghirlandaio e il Brunelleschi. La capacità dei gioiellieri ebbe modo di esprimersi nelle varie forme e temi. Nulla valse il dire del poeta Pierre de Ronsard: a che serve indossare tanti rubini e diamanti quando la sola bellezza è il tuo solo ornamento? Un esempio nel ritratto di Elisabetta I d’Inghilterra che appare appesantita di perle, diamanti e gemme. L’oggetto più apprezzato in quel periodo era il pendente, un accessorio della catena già usatissima nel medioevo.

Altro ornamento legato al folclore e al costume delle tradizioni locali è l’orecchino, collegato anche a tante leggende, stravaganze e miti. Alla donna serve per armonizzare i propri lineamenti, i propri capelli e il colore dei propri occhi. La moda delle acconciature era orientata un tempo a lasciare le orecchie scoperte per dare la possibilità di mostrare e far apprezzare i bellissimi pendenti; questo a dimostrare come la gioielleria può influire sulla moda. I pendenti venivano sempre più arricchiti di gemme così da creare dei grappoli di meraviglie.

E oggi questa bella abitudine di ornarsi il volto non è certo da meno. Meravigliosi i gioielli del Cinquecento, immaginati ancora oggi indosso alle vesti sontuose di Eleonora di Toledo, alle collane delle Madonne di Raffaello, sfarzosi quelli della corte del Re Sole con le mille leggende i collier di diamanti rubati e smarriti, e poi le delicatezze del Settecento, fino ai trionfi dell’Ottocento con le parures da favola ritratte da Giovanni Boldrini con le lunghissime perle di Donna Franca Florio.

Il Novecento porta aria futurista e minimale, fino ai nostri giorni. Nomi come Carter, Bucheron, Bulgari, Chopard, Vhernier, Pomellato, Van Cleef & Arpels, Tiffany & Co., Damiani Recarlo, si uniscono alla esaltazione della bellezza coi grandi nomi della moda come Giorgio Armani, Gucci e Dior che negli ultimi anni hanno lanciato linee di alta gioielleria e immensa maestria. Impazza anche il mercato antiquario, specie quello intorno agli orologi-gioiello da donna e ai diamanti di taglio antico e di colore puro e raro.

Risale a Roma antica l’uso dell’anello di fidanzamento che in tutti i tempi è l’oggetto d’oro e brillanti più desiderato, da donne e anche molto dagli uomini per usi no gender e antiche tradizioni. E poi le perle che ha sempre indossato con classe Elisabetta II d’Inghilterra. Oggi l’attenzione dei grandi marchi è tutta concentrata su sostenibilità e tracciabilità dell’oro. Ne ha fatta una missione la maison Chopard, come pure Pomellato che mirano a una filiera tutta controllata. In particolare Chopard, che ha in Caroline Scheufele la direttrice creativa e co-presidente del brand, oltre a ispirarsi sempre molto alla Natura, punta ora alla Generazione Z coi cuori scintillanti e ’mobili’ di My Happy Hearts, per giovani donne che amano anche regalarsi da sole un gioiello purché romantico e gioioso, sempre in ’oro etico’.