Mercoledì 24 Aprile 2024

Pisa tra le province più industrializzate d’Italia Un secolo di trasformazioni e sguardo al futuro

I passaggi fondamentali della storia dell’Unione, fondata il 7 giugno del 1922: dagli inizi, agli anni del boom economico fino alla pandemia

PISA

Nel censimento industriale del 1911, Pisa è tra le province più industrializzate d’Italia. Accanto alla grande industria si consolidano attività imprenditoriali di minori dimensioni. Tutto questo stimola la creazione di una associazione per rappresentare un comparto industriale in costante crescita. Nasce così, il 7 giugno 1922, l’Unione Industriale Pisana: subito è un punto di riferimento per gli imprenditori della provincia. Se già nel 1928 rappresenta 1.381 aziende (21.324 dipendenti), nel 1932 arriva a 1.573 aziende (23.214 dipendenti). Un grande impulso alla nascita e alla diversificazione dell’industria arriva dallo stretto rapporto con l’Università di Pisa. Dopo la grande depressione degli anni Trenta e dopo la guerra, si registra la ripresa in parallelo con la presidenza di Harry Bracci Torsi.

Fra gli anni Cinquanta e Sessanta si apre una stagione di tensioni sociali nella quale l’Unione attraverso i suoi presidenti si ritaglia un significativo ruolo di mediatore. Con la lunga presidenza di Luigi Buoncristiani l’Unione sarà anche protagonista nella progettazione urbanistica dei Comuni, come nel caso della realizzazione nel 1969 di "Migliarino Industriale". Un anticipo di quello che sarà, più in là, il confronto con gli enti locali per consolidare il patrimonio infrastrutturale, già allora considerato insufficiente a soddisfare le esigenze dell’industria. L’impulso dell’Unione sarà rilevante per arrivare alla conclusione dei lavori della SGC Fi-Pi-Li, alla riattivazione del Canale dei Navicelli e della Darsena Pisana, e per avviare la costruzione dell’autostrada Tirrenica.

Negli anni Settanta, la crescita del manifatturiero pisano conferma come settori dominanti quelli di cuoio, calzature, abbigliamento, metalmeccanico e legno, mentre il rapporto università-industria si estende anche ad altri settori. Negli anni 80, la competitività dei prodotti delle imprese pisane sui mercati esteri supera la media toscana: nel 1988 le esportazioni aumentano del 7,5% (rispetto al 4% della regione), grazie soprattutto ai settori della concia, dei mezzi di trasporto e, in parte, del mobilio. Il decennio dei Novanta si apre con una fase di crisi generale dell’industria italiana, ma quella pisana reagisce incrementando l’export. Alessandro Barberis guida l’Unione nel rafforzamento della Piccola e Media Impresa. Dopo la presidenza di Giuseppe Barsotti viene eletto Pierfrancesco Pacini, negli anni 2000; con lui l’Unione incide nella creazione di un’alleanza fra amministrazioni locali, organizzazioni datoriali, università e imprese per attrarre aziende high-tech e la ricerca di nuovi mercati, avviando progetti di internazionalizzazione. Gli anni più recenti, segnati dalla pandemia, vedono l’associazione guidata da Patrizia Alma Pacini, che riceve il testimone da Federigo Federighi, impegnata in azioni di sostegno alle imprese mentre prosegue la sottoscrizione di accordi con le istituzioni per riqualificazioni e potenziamento delle infrastrutture.