Giovedì 18 Aprile 2024

Anche l’austera ambrosiana vanta tesori di “notomia”

Non solo l’album di windsor, meravigliosi i disegni del codice atlantico la sezione di una gamba “scorticata” e il mistero del “polmon della terra”

GRAND’ANGOLO

GRAND’ANGOLO

“Attese con cura alla notomia degli uomini aiutato e scambievolmente aiutando in questo Messer Marco Antonio della Torre, eccellente filosofo, che fu dei primi, come odo dire, che cominciò ad illustrare con la dottrina di Galeno le cose di medicina e a dar veramente luce alla notomia fino a quel tempo involta in molte e grandissime tenebre di ignoranza”. Poteva l’onnisciente e insonne poligrafo Giorgio Vasari trascurare di scrivere, ammantandolo di lodi insuperate, di Leonardo da Vinci curioso, cultore, esploratore del pianeta “notomia”, quella che noi oggi chiamiamo anatomia? Ovviamente, no. E non certo in un grumo di parole: “Ed in questo si servì – il della Torre, ma da qui in poi neppure citato - meravigliosamente dell’ingegno, opera e mano di Leonardo, che ne fece un libro disegnato di matita rossa e tratteggiato di penna”. E poi, facendosi “notomico” lui, il Vasari, dell’opera di Leonardo: “Dove egli fece tutte le ossature ed a quelle congiunse poi con ordine tutti i nervi e coperse di muscoli”. E via dissezionando quei fogli vivi di “brutti caratteri” ma così acuti che “pare impossibile che quel divino spirito abbi così ben ragionato dell’arte e dei muscoli e nervi e vene e con tanta intelligenza di ogni cosa”. PURTROPPO Milano non vanta fra i suoi tesori, che sono tanti, il meraviglioso album di Leonardo che, acquistato verso il 1580 dallo scultore Pompeo Leoni, nel 1690 entrò nella Biblioteca Reale inglese ed è tuttora conservato nel Castello di Windsor: una miniera di disegni anatomici di mano del genio toscano. Possiede però Milano, vanto assoluto della Biblioteca Ambrosiana, quell’altro straordinario “corpus” di carte vinciane che va sotto il nome di “Codice Atlantico”: una raccolta di 1.119 fogli autografi di Leonardo, per un totale di circa 1.750 disegni, munifico e magnifico dono, nel 1637, del conte Galeazzo Arconati, generoso esponente della più illuminata nobiltà cittadina. Non sono molti, in quella comunque sterminata collezione di fogli – e lode alle religiose benedettine dell’Abbazia di Viboldone, eccellenti nel restauro librario, per aver provveduto alla “sfascicolazione” del Codice, rendendo agevole la consultazione delle singole carte –, non sono molti, purtroppo, i disegni anatomici. Sufficienti, però, per guadagnarsi l’ammirazione dei tanti, milanesi o turisti, che considerano l’Ambrosiana una tappa irrinunciabile di un “tour” culturale degno di questo nome. Sufficienti anche per veder confermata la fama di Leonardo “genio universale”, artista che attingeva linfa dalla scienza, scienziato che regalava poesia alle sue ricerche. Doveroso citare Luca Frigerio, giornalista, scrittore, redattore culturale per la Diocesi di Milano, attento conoscitore del patrimonio dell’Ambrosiana. “Si dice, e potrebbe essere vero - ha scritto Frigerio -, che Leonardo abbia dissezionato oltre trenta cadaveri, sfidando divieti e anatemi, pur di studiare dal vero ossa, muscoli e tendini”. Non solo: “Si racconta, e fu lui stesso ad annotarlo, che abbia raccolto l’ultimo respiro di più di un moribondo, per osservare con i suoi occhi il passaggio dalla vita alla morte”. Un anatomico senza frontiere, se non quelle morali, si potrebbe dire, un anatomico indagatore di qualunque fenomeno, fisico o psichico. E UMANO, ma non solo. In anticipo sulle più spericolate, o fantascientifiche, teorie filosofiche e oltre. “Potrei dire la Terra avere anima vegetativa – si legge non nel Codice Atlantico, ma nel Leicester, poi Hammer -, e che la sua carne sia la terra, li suoi ossi li sassi, il suo sangue le vene delle acque, il suo alitare il flusso e il riflusso del mare”. Un’immagine “scientifica” che appare proprio anche nel Codice Atlantico, quando Leonardo si spinge a immaginarsi un “polmon della Terra”. Ma neppure lui può farsi ragione dei 270 respiri di un uomo in un’ora rispetto alle dodici ore del ciclo delle maree, quindici milioni di braccia cubiche di acque da alzare e abbassare. Più realistico, e di stile “windsoriano”, il disegno di una gamba “scorticata”. Un’ispezione troppo riduttiva, però, per Leonardo”: perché non confrontare il lavoro di un arto con il gioco di carrucole, pesi, contrappesi?