Giovedì 25 Aprile 2024

Sfila il genio toscano e la sua vena artistica si prende la passerella

Mostra parade al museo nazionale della scienza e della tecnologia per mettere a confronto le innovazioni di Leonardo con i suoi disegni

ARTE E MODELLI  al Museo della Scienza  e Tecnologia di Milano

ARTE E MODELLI al Museo della Scienza e Tecnologia di Milano

Fiorenzo Galli, direttore generale del Museo Nazionale Scienza e Tecnologia, intitolato a Leonardo Da Vinci. Qual è il vostro omaggio al Genio, icona globale, in occasione del Cinquecentenario della sua morte? «Lo studio e il racconto della figura di Leonardo costituiscono da sempre un aspetto fondamentale della missione del Museo. Qui conserviamo la più grande collezione al mondo di modelli realizzati interpretando disegni di Leonardo negli anni Cinquanta del secolo scorso. Ma ci premeva accendere ancora di più i riflettori sul binomio arte e scienza, mostrare come la ricerca scientifica e quella artistica appartengano al dna, alla cultura di questa città che ha avuto la fortuna di ospitare così a lungo Leonardo. E di questo Paese. Ed ecco che la mostra Parade accosta modelli leonardeschi agli affreschi di pittori lombardi del XVI secolo appartenuti a un fondo della Pinacoteca di Brera, date in comodato al Museo fin dal 1952 dalla sua mitica direttrice Fernanda Wittgens. Ventinove opere in dialogo con 52 modelli di disegni di Leonardo legati alla scienza, alla tecnica, all’architettura e alla traccia che fortemente ha lasciato nella città. Sono modelli storici, eredi di quelli che nel 1939 furono utilizzati per la grande mostra dedicata a Leonardo, al Palazzo delle Esposizioni, voluta da Giuseppe Bottai. Quei modelli andarono persi con la guerra ma si salvarono i disegni. E negli anni Cinquanta furono ricostruiti». I più curiosi? «Penso al disegno e alla ricostruzione dello scafandro di palombaro che ci dà l’idea di quanto fosse avanti Leonardo che immaginava di poter andare sott’acqua, associato ad un tubo per la respirazione. E poi alambicchi, modelli di proiettili. A Ludovico il Moro si era presentato come architetto e ingegnere militare e solo infine, al decimo punto della sua famosa lettera, come pittore, sapendo che mai avrebbe avuto il lavoro se l’avesse messo fra le prime competenze. Con la mostra andremo avanti sino ad ottobre. Altra iniziativa importante è il Laboratorio di Leonardo in cui si raccontano le diverse anime di questo Genio, ingegnere e artista sperimentatore. Anticipo poi che in una nuova area del museo, sopra la Galleria Leonardo, antica sala Rossi, ospiteremo 12 opere di Bernardino Luini che ci arrivano da un nuovo fondo di Brera». Secondo lei la cifra di Leonardo? «La sua massima arte è il disegno che usava come metodo di studio. Non aveva la macchina fotografica ma se si osservano gli studi sul volo degli uccelli si ha l’impressione che siano stati fatti utilizzando una telecamera! Leonardo aveva una vista fuori dal comune: riusciva a catturare un movimento rapido come quello del battito delle ali degli uccelli. Straordinario osservatore, molto rispettoso della natura, andava al mercato a comprare gli uccelli per liberarli. La sua contemporaneità sta nel grande rispetto che aveva nei confronti della natura. In lui lo scienziato ricercatore combatteva con l’altra sua natura, quella artistica. Faceva esperimenti che spesso hanno condannato le sue opere ad essere più fragili. basti pensare ai pigmenti e alle colle usate in talune occasioni, come per l’affresco della battaglia di Anghiari, che è colata quasi subito...». Sappiamo tutto su Leonardo? «No. Ci sono ancora 7mila fogli che devono essere analizzati. Purtroppo non è facile interpretare la sua scrittura, scriveva da destra verso sinistra, ma confido nelle tecnologie».