Giovedì 18 Aprile 2024

Quei disegni e appunti rivelano il legame tra il genio e Firenze

A Palazzo Vecchio i documenti del codice atlantico. E il rapporto di Leonardo con i medici diventa evento

Uno dei preziosi documenti del Codice Atlantico esposti a Palazzo Vecchio

Uno dei preziosi documenti del Codice Atlantico esposti a Palazzo Vecchio

“Sandro, tu non di’ perché tali cose seconde paiono più basse che le terze”. Leonardo da Vinci discute così con Botticelli sulle questioni della prospettiva, rimproverandolo per alcune soluzioni. Questo prezioso documento rimanda ai tempi in cui i due artisti frequentavano la bottega di Andrea del Verrocchio. Ed è il primo foglio che apre il sipario sulla mostra a Palazzo Vecchio dal titolo “Leonardo da Vinci e Firenze. Fogli scelti dal Codice Atlantico”, dove una selezione di documenti, fra disegni, schizzi, appunti, lettere e riflessioni, racconta il legame indissolubile fra Leonardo e la sua Firenze. Cinquecento anni fa, nel castello di Clos-Lucé, in Francia, il genio di Vinci moriva, dopo essersi definito per tutta la vita ‘pittore fiorentino’. Proprio nel nome di questo rapporto, nasce la mostra con dodici carte vergate da Leonardo, provenienti dalla Biblioteca Ambrosiana, acura di Cristina Acidini, promossa dal Comune di Firenze, organizzata da Mus.e, col contributo di ENGIE, aperta fino al 24 giugno 2019. “Questa esposizione, quando tutta Italia e oltre festeggiano il genio – afferma il sindaco Dario Nardella -, è stata una sfida doverosa e avvincente, della quale ringrazio la curatrice Cristina Acidini, studiosa appassionata che ha trovato una diversa narrazione dell’artista”.

IL CODICE ATLANTICO, conservato nella storica biblioteca di Milano, è composto da 1.119 fogli, contenenti per lo più scritti e disegni di Leonardo da Vinci che contribuiscono a mettere a fuoco la portata e la natura del suo ingegno, “eccelso, poliedrico e dispersivo’, come lo definisce Cristina Acidini: “Era in contatto con mercanti, banchieri e viaggiatori fiorentini e faceva da tramite tra la corte di Ludovico il Moro e la città natale, per le occorrenze più diverse - spiega la curatrice - E così da un altro foglio esposto si capisce che gli venne chiesto di procurare un testo sul governo della città di Firenze di cui era probabilmente autore fra’ Girolamo Savonarola. Leonardo certo lo conobbe, quando fu consultato per la costruzione della Sala del Maggior Consiglio, oggi dei Cinquecento, nel palazzo del governo”.

ASSENTE da Firenze per quasi venti anni, Leonardo vi torna nel 1500 e, stabilmente, nel 1503. È il periodo delle grandi imprese, della passione per lo studio del volo con l’esperimento, se ci fu davvero, del salto dal Monte Ceceri. Contemporaneamente studia l’idrografia fiorentina e l’intera valle dell’Arno. A quella stessa epoca risale infine la grande occasione artistica offertagli dal gonfaloniere Pier Soderini: la realizzazione della Battaglia d’Anghiari (per cui esistono le “istruzioni” nel foglio esposto del Codice) a concorrenza con la Battaglia di Cascina di Michelangelo. Ma l’opera, approntata con disegni, cartoni e preparazione del muro, è andata presto perduta. Da lì a poco lo si ritrova a Milano al servizio dei Francesi, poi tra Firenze e Roma, dove rinsalda, alla corte di Leone X, il suo legame con la famiglia dei Medici e in particolare con Giuliano, figlio di Lorenzo il Magnifico. Due fogli esemplificano le relazioni con il casato fiorentino che, iniziate negli ultimi decenni del Quattrocento sotto la protezione di Lorenzo, proseguirono con i suoi discendenti. Da lì la partenza per la Francia, al servizio di Francesco I. Chiude l’esposizione, un solo quadro. Proveniente dalla Pinacoteca Ambrosiana, cui è stato donato nel 2013, il dipinto raffigura il Busto del Redentore ed è di Gian Giacomo Caprotti detto Salaino, uno degli assistenti più cari a Leonardo, che lo seguì sicuramente nel soggiorno a Firenze, nei primi anni del Cinquecento.