Mercoledì 24 Aprile 2024

“E' impossibile che la vita ci ridoni un uomo simile”

Il ricordo del presidente del clos lucé ultima residenza del maestro nel suo testamento la gratitudine e i doni per gli amici e per i poveri

François Saint Bris presidente del Clos Lucé-Parco Leonardo da Vinci

François Saint Bris presidente del Clos Lucé-Parco Leonardo da Vinci

“Guarda la luce e ammira la sua bellezza. Chiudi gli occhi e osserva: quello che hai visto non c’è più, quello che vedrai non c’è ancora”. NEL 1516, Francesco I ospita Leonardo da Vinci nel maniero del Cloux, ad Amboise e lo nomina “primo pittore, ingegnere e architetto del re”. E per il giovane sovrano, suo ultimo mecenate e amico, il maestro toscano concepisce numerosi progetti, porta gli ultimi ritocchi ad alcuni dei suoi capolavori e riunisce metodicamente l’insieme delle sue note, dei suoi abbozzi e dei suoi disegni. Il 23 aprile 1519, vigilia di Pasqua, Leonardo “considerando la certezza della morte e l’incertezza della sua ora”, redige il suo testamento al Clos Lucé con l’aiuto del maestro Guillaume Boreau, notaio presso la corte reale. Dopo avere raccomandato la sua anima a Dio, sovrano Maestro e Signore, affida al suo più fedele discepolo Francesco Melzi “in ricompensa dei suoi leali servigi tutti i libri, strumenti e disegni, relativi alla sua arte e al suo mestiere di pittore”; ” a Battista da Villanis, suo servitore, la metà del giardino che possiede fuori mura a Milano; e l’altra metà a Salaì che lì aveva già costruito una sua casa; a Mathurine sua inserviente, un abito di solido drappo nero, una doppia copertura in pelle, un lenzuolo e due ducati. E non dimentica nemmeno i poveri. LEONARDO si spegne all’età di 67 anni, dopo avere ricevuto gli ultimi sacramenti della Chiesa. E conosce finalmente la pienezza della luce. Francesco I era al suo capezzale, come scrisse il Vasari o a Saint-Germain- en-Laye, dove la corte festeggiava la nascita del secondo figlio, il futuro re Enrico II?. La verità sempre dubbia. Tuttavia, apprendendo la notizia, si crede al poeta Giovanni Paolo Lomazzo, Francesco I piange di tristezza e pronuncia con semplici parole la più bella delle orazioni funebri: “Per ciascuno di noi, la morte di quest’uomo è un lutto perché è impossibile che la vita possa ridarcene uno simile”. DOPO la morte del maestro, il 1 giugno 1519, Francesco Melzi scrive ai suoi fratelli: “Ha lasciato la vita presente, il secondo giorno di maggio, con tutti i sacramenti della Santa Madre Chiesa, e ben preparato. Per me è stato il migliore dei padri. Spetta a ciascuno di dispiacersi della perdita di un uomo tale che la natura non ha il potere di ricreare”. Secondo le ultime volontà, il giorno delle sue esequie, il suo corpo viene accompagnato in pieno giorno da sessanta poveri con fiaccole. Leonardo da Vinci viene sepolto nella collegiale di Saint Florentin d’Amboise. E in seguito alle distruzioni dovute alle guerre di religione e successivamente alla demolizione nel 1808 della chiesa e della tomba del maestro, la sua sepoltura viene trasferita nella Cappella di Saint Hubert, nel castello reale di Amboise. Il pittore toscano fa ormai parte della Storia e diventa un mito. Universale e senza tempo.