Mercoledì 24 Aprile 2024

Non aveva paura della morte e imparò a studiarne le cause

Peter Matthaes del museo d’arte e scienza di milano: sapeva disegnare e diede particolare forma all’illustrazione moderna dell’anatomia

Peter Matthaes

Peter Matthaes

Leonardo, scienziato avido di saperi, grandissimo disegnatore, eccelso pittore. Fu certamente la combinazione di queste tre caratteristiche innate che portò il grande genio vinciano a “esplorare” il corpo umano imprimendo, con la realizzazione delle sue tavole anatomiche, un cambio di passo della cultura medica del XVI secolo. Leonardo si dedicò allo studio dell’anatomia in più periodi della sua vita. Dapprima con lo scopo di approfondire la conoscenza del corpo umano per poterlo dipingere correttamente e nel modo più aderente alla realtà, in seguito, per saziare la sua pura e incontenibile sete di conoscenza. I PRIMI studi, svolti a Milano, tra il 1482 e il 1490, permisero a Leonardo di mettere a fuoco l’anatomia superficiale del corpo attraverso l’analisi della muscolatura che ricopre le ossa. Successivamente a Firenze, tra il 1502 e il 1507, si concentrò sulla dinamica del corpo: il movimento e le linee di forza responsabili dell’equilibrio. Infine, dal 1508 al 1513, nuovamente a Milano (con viaggi a Roma), si impegnò nello studio degli organi interni e della circolazione del sangue. “Al Museo d’Arte e Scienza di Milano, allestito a palazzo Bonacossa, accanto al Castello Sforzesco, abbiamo due sale dedicate a Leonardo da Vinci - spiega il direttore Peter Matthaes -. Sono due sale didattiche nelle quali si illustra l’opera di Leonardo nel suo periodo milanese alla corte degli Sforza. Tra i tanti temi trattati da questo genio universale troviamo anche lo studio del corpo umano”. “NEL PRIMO PERIODO - continua il direttore -, studiando le proporzioni e la morfologia umana attraverso l’osservazione dell’anatomia superficiale, Leonardo attinse ai testi classici, rimanendo influenzato dalle intuizioni, non prive di errori, del medico e filosofo greco Galeno (Pergamo, 130-200 d.C.). Ma la sua curiosità continuava a crescere e lo spinse a indagini sempre più minuziose e accurate. Ed è soprattutto nel secondo periodo milanese che lo studio del corpo umano diventa una vera e propria analisi scientifica. Leonardo passa all’osservazione del corpo anche in profondità, prendendo in esame la struttura di muscoli, tendini e ossa. È in questi anni che Leonardo si documenta attraverso la dissezione dei cadaveri. Si dice che Leonardo abbia studiato oltre 20 corpi, probabilmente 30. Tutto questo gli permette di analizzare, osservare e poi fissare su carta attraverso il disegno la morfologia delle parti del corpo che stanno sotto l’epidermide. Nasce la cosiddetta ‘raffigurazione écorché’, cioè della struttura anatomica scuoiata. E questo permette di illustrare minuziosamente anche tutti gli organi interni del corpo umano”. In quegli anni Leonardo diserta la mondanità e passa molto del suo tempo nelle fredde sale anatomiche. “Proprio così. E commenta il suo impegno scrivendo che l’anatomia non è cosa da tutti: per affrontare gli studi anatomici - sostiene - occorrono tre caratteristiche. Innanzitutto non bisogna avere paura della morte e di un cadavere. Poi, non bisogna avere problemi di stomaco: non si deve provare ribrezzo nell’affondare una lama nelle membra di un cadavere e nel toccarne le interiora. La terza caratteristica è quella di essere un buon disegnatore perché per documentare i risultati delle osservazioni bisogna essere capaci di disegnare accuratamente quanto si è visto”. E LEONARDO oltre a essere un grande ricercatore è anche un eccellente disegnatore. Se guardiamo i suoi studi, balza subito all’occhio la priorità data al disegno. Leonardo osserva, disegna e poi correda le sue tavole con note e commenti. Ma non gli basta, vuole sapere di più. E allora, nel 1510, si confronta con Marco Antonio della Torre, professore di anatomia a Pavia. Indubbiamente è un precursore, un genio illuminato che con le sue tavole apre nuovi orizzonti, anche se non riuscirà mai a realizzare un vero e proprio trattato di anatomia. La prima enciclopedia anatomica, intitolata “De Humani Corporis Fabrica”, vedrà infatti la luce 24 anni dopo la sua morte, nel 1543, redatta dal belga Andreas van Wesel, noto in Italia come Andrea Vesalio.

Quando lo spettroscopio serve ad autenticare le opere d’arte All’interno del Museo d’Arte e Scienza di Milano opera un laboratorio scientifico nato per affrontare il tema della autenticità delle oper e d’arte. Utilizzando una serie di strumenti, più o meno sofisticati, gli esperti del museo analizzano lo stato di conservazione dei pezzi in esame, ma soprattutto verificano se l’opera d’arte è autentica, se si tratta di una copia tarda, piuttosto che di un falso recente. “Gli oggetti che possiamo analizzare - spiega il direttore del museo Peter Matthaes - sono tutti quelli di legno, databili scientificamente, gli antichi dipinti, i bronzi archeologici, le terre cotte, i manufatti d’avorio e d’ambra”. Nel caso del legno, i mobili, le sculture, le icone e così via vengono datati mediante metodo spettroscopico. La spettroscopia e la luce di Wood permettono anche le valutazioni su ambra e avorio, e il riconoscimento di falsi realizzati in osso o di imitazioni fatte con miscele e materie sintetiche. L’imaging multispettrale (riflettografia, fotografia UV riflesso, fluorescenza UV, infrarosso e ultravioletto) assieme all’analisi microscopica permettono gli accertamenti sui dipinti antichi. L’analisi delle patine e delle incrostazioni permette di accertare l’autenticità di bronzi e ceramiche. M.M.F.