Nel museo leonardesco che unisce science e fantasy

La piu grande colezione al mondo di modeli di macchine vinciane in scenografica parade e coinvolgenti simulazioni interattive

La mostra “Leonardo da Vinci Parade” che celebra le macchine disegnate dal genio

La mostra “Leonardo da Vinci Parade” che celebra le macchine disegnate dal genio

Quinto centenario della nascita, anno 1952: al lavoro per realizzare i modelli delle macchine, spesso più spettacolari che realmente utilizzabili, ideate a Leonardo da Vinci, inventore di un futuribile che non tralasciava comunque di recuperare progetti già entrati nella storia delle idee. Quinto centenario della morte del gigante toscano, anno 2019: offerta all’ammirazione di tutti, appassionati e curiosi, una straordinaria mostra, meglio, una scenografica “Parade” di quei modelli. Non certo a caso il Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia è intitolato a Leonardo. Anzi, per molti milanesi, specie i non più giovanissimi, gli spazi di via San Vittore sono tout-court il “Museo Leonardo da Vinci”. Una storia che parte però prima ancora del già remoto 1952 quella delle macchine leonardesche a Milano. In breve: inizia nel fascistissimo 1939, ultimi sprazzi di epopea mussoliniana prima che il Paese sia guidato nel baratro della guerra. Inizia con “La Leonardesca”, titolo pop della “Mostra di Leonardo e delle invenzioni italiane”, allestita al Palazzo dell’Arte, l’odierna Triennale, in chiave ipernazionalistica: l’abbinamento fra l’antico Leonardo e le allora recentissime invenzioni era tesa a dimostrare la “continuità del genio creativo della stirpe”. Molta retorica, per fortuna temperata dallo sforzo dell’approfondimento culturale. Peccato che quei modelli finissero frantumati in fondo al mare nel bombardamento della nave che li trasportava in tournée in Giappone - il mitico “Roberto”, l’Asse Roma-Berlino-Tokio... -. Per fortuna, però, gran parte dei disegni tecnici sottostanti sopravvissero. A costituire l’ossatura delle macchine anche dell’attuale collezione del Museo. La più rilevante al mondo per qualità e quantità. Macchine, “strumenti”, cariche di una suggestione rafforzata, anche se magari non tutti lo sanno, dell’impegno dispiegato dai costruttori nell’evitare sbavature tecnologiche: gravissimo errore il ricercare nelle invenzioni leonardesche anticipazioni impossibili di “mirabilia” odierne. Macchine meravigliose ma di cinque secoli fa, anche quelle nella mostra “Leonardo da Vinci Parade”, in muto dialogo con gli affreschi dati in comodato al Museo dalla Pinacoteca di Brera. A esaltare la sempre celebrata unione leonardesca fra arte e scienza. Come testimoniata dal celeberrimo “Foglip Tema” della Royal Library, in cui si assommano, fra gli altri disegni, un profilo d’uomo “all’antica” e la turbolenta caduta di una colonna d’acqua, un piccolo campanile, un minuscolo cavallo al passo, studi sulle equivalenze delle superfici curve. Così non ha soverchia importanza che lo “scafandro per palombaro” progettato da Leonardo nel 1487 non avrebbe potuto funzionare per le ridotte dimensioni dell’otro che tiè l’alito: in compenso la baga intera prevede un otricello da orinare. O che gli studi vinciani sulla trasmissione meccanica del movimento in acqua prescindano da ogni problema di attrito e resistenza: in compenso la sua “barca a pale” prevede dettagliatamente leve motrici lunghe un braccio e mezzo, ovvero circa 90 centimetri, rote moltiplicatrici con 16 denti a ingranare un rocchetto che di denti ne conta 12, sí da ottenere una velocità di 50 milia per ora. Dall’acqua all’aria. Sempre in una prospettiva artisticamente scientifica. Qualche osservazione preliminare: Il nibbio e lì altri uccelli, che battan poco le alie, vanno cercando il corso del vento e la precisazione posteriore: Li modi del montare delli uccelli sanza battimento d’alie, ma col favor del vento, fatti circolarmente, son di due nature, cioè semplici e compositi. Un esito pratico, diciamo così: la “macchina volante ad ali battenti”, struttura a gabbia verticale il cui protagonista era il pilota che, infilando i piedi in due staffe, avrebbe azionato le apposite carrucole. Un angolo di rocca con triplice difesa radente. E, armi invece per gli attaccanti, cannoni con elevazioni regolabili. La pavimentazione per conche di canali. E una chiesa a nove cupole, ma anche una a pianta centrale con quattro campanili, e pure una chiesa a due livelli. Un’inesauribile sfilata di capolavori, la collezione dei modelli del Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci. “Science” o “fantasy”? “Science” e “fantasy”.