Mercoledì 24 Aprile 2024

Guardando la Gioconda allenerete l’occhio clinico

I PARTICOLARI

I PARTICOLARI

Vinci è un luogo suggestivo, ricco di itinerari di sicuro interesse. Qui, nella città natale del Genio del Rinascimento, abbiamo visitato la Biblioteca leonardiana, importante centro di ricerca e documentazione, e le sale espositive della sezione anatomia del Museo Leonardiano. Leonardo da Vinci, proseguendo gli studi sul corpo umano e gli organi interni, arriva al muscolo cardiaco. Che cosa scopre della circolazione del sangue? «Leonardo si dedicò negli ultimi anni di vita allo studio del cuore, a partire dal suo soggiorno a Vaprio d’Adda – spiega Donatella Lippi, professore di Storia della medicina, Università di Firenze – Leonardo era ospite della famiglia del suo allievo, Francesco Melzi, e qui illustrò aspetti della conformazione interna ed esterna del cuore, mettendo in evidenza l’anello dei vasi sanguigni, che circonda l’apice come una corona (da cui il termine “coronarie”). Utilizzando le sue competenze idrauliche, inoltre, indagò la fisiologia cardiaca, approfondì l’indagine sulle funzioni, in particolare della valvola aortica». Era ammesso a quei tempi incidere un cadavere per motivi di studio o la giudicavano una profanazione? «Diciamo che esistevano normative molto rigide. In realtà, la Chiesa ebbe, dal 1482, un atteggiamento di cauta tolleranza, quando Papa Sisto IV riconobbe la richiesta dei medici di compiere dissezioni per motivi scientifici, pur mantenendo l’obbligo della ritualità religiosa del seppellimento. Il rapporto artisti-medici è alla base del Rinascimento e si attua a Firenze, dove Leonardo, assente per quasi venti anni, torna nel 1503. Un suo punto di riferimento durante questo secondo soggiorno fiorentino è, come si è detto, l’Ospedale di Santa Maria Nuova, dove operavano medici illustri, tra cui Antonio Benivieni, iniziatore dell’Anatomia patologica, e Andrea Cattani da Imola, commentatore di Avicenna». Il Maestro ha lasciato disegni del feto nell’utero, visto da angolature diverse. Come fece a rendere le immagini in maniera così vivida? «Leonardo definisce un linguaggio grafico specifico: individua, ad esempio, le vedute indispensabili dei singoli componenti o dei distretti anatomici organizzati. Per quanto riguarda gli organi interni, utilizza particolari artifici, come la trasparenza». Quanto era interessato alla comprensione delle cause delle malattie? «La dimensione anatomo-patologica in Leonardo è solo uno degli aspetti di un piano molto più vasto e complesso: il suo obiettivo era quello di seguire i cambiamenti del corpo col passare degli anni, ma il suo interesse, come ha scritto Domenico Laurenza, è morfologico, non patologico». L’osservazione attenta di quadri famosi ha spinto a fare congetture sullo stato di salute dei personaggi rappresentati, come nel caso di Monna Lisa. Guardando il suo ritratto più famoso esposto al Louvre che cosa ci svela la semeiotica? «L’analisi a “colpo d’occhio” è un esercizio utile per chi studia medicina, in quanto allena l’occhio clinico. Nel caso del ritratto noto come la Gioconda, invito sempre i miei studenti a notare alcuni dettagli: lo xantelasma nell’incavo dell’occhio sinistro, il colorito giallognolo, che Charles Hilton Fagge, celebre medico britannico, già nel 1873 ipotizzò essere collegato molto probabilmente a una dislipidemia, e il lipoma sulla mano destra».