Mercoledì 24 Aprile 2024

“Presto potremo rivelare i suoi caratteri genetici”

L’annuncio di alessandro vezzosi: possediamo un suo reperto organico confronteremo il dna del genio con quello dei suoi eredi, anche viventi

Alessandro Vezzosi, il direttore del Museo Ideale di Vinci,

Alessandro Vezzosi, il direttore del Museo Ideale di Vinci,

«Finalmente abbiamo un reperto, resti biologici grazie ai quali sarà possibile confrontare il Dna del massimo Genio del Rinascimento con quello dei suoi eredi, viventi e non». Tiene le dita incrociate Alessandro Vezzosi, direttore del Museo Ideale Leonardo Da Vinci: «Ne entreremo in possesso in queste ore», sospira. Le impronte digitali dell’autore della Gioconda erano già note ai ricercatori, questi reperti potrebbero ora portare a conclusioni rivoluzionarie, professore? «Se tutto andrà come spero, la rivelazione avverrà il 2 maggio: il giorno della ricorrenza della morte di Leonardo, saranno inaugurate due strutture museali a Vinci, suo Paese natale. Riaprirà, dopo lungo tempo, il Museo Ideale chiuso da anni per lavori di ristrutturazione. E prenderà il via una nuova realtà, il Museo Leonardo e Rinascimento del vino, nel complesso di Villa Da Vinci in Sant’Ippolito a Valle. Suddivisa fra i due luoghi, vedrà la luce la mostra “Leonardo vive”, con opere originali di bottega leonardesca e documenti d’archivio mai esposti, tra cui la genealogia completa dei da Vinci, che ho curato in collaborazione con la storica Agnese Sabato». Sarà questo il giorno della rivelazione? «Sì. Finalmente abbiamo per le mani qualcosa di straordinario, un reperto organico sul quale basare analisi e ricerche. Tutto è pronto per avviare la fase operativa delle indagini scientifiche più innovative, che potrebbero rivelare fondamentali caratteri genetici e fisici del Genio, nonché fornire informazioni sulle sue origini, con particolare riferimento alla madre». Nel 2004, il progetto internazionale che coinvolgeva il Museo Ideale di Vinci per riesumare i resti presunti di Leonardo nella tomba del Castello di Amboise si era fermato. Per quale motivo? «Per ragioni di rispetto, in assenza di permessi e perché mancava la possibilità di confrontare il Dna delle spoglie mortali di Leonardo con sicure tracce biologiche dei suoi consanguinei. Questione ora superata». Recentissime le scoperte su Antonio, nonno di Leonardo. «Alle ricerche d’archivio tra Barcellona e Prato, abbiamo unito uno studio sui territori, i dipinti, i codici, genealogie e storie familiari; in parallelo, anche sulle impronte lasciate in dipinti e manoscritti. Il risultato è riportato nel libro di Agnese Sabato, “Il Dna di Leonardo”». Cosa è emerso? «Le ricerche documentano le esperienze del nonno di Leonardo, Antonio, mercante tra Spagna e Marocco, che rappresentano una nuova prospettiva per comprendere lo sviluppo intellettuale del Genio. Quella di Antonio fu certo una vita ricca di esperienze e conoscenze che certo tramandò al nipote, aprendogli orizzonti impensabili nella Vinci del tempo, con racconti di usanze, terre e mari lontani». Emerse novità anche sulla discendenza? «Siamo riusciti a individuare un avo sconosciuto della famiglia Da Vinci: Frosino, cugino di Antonio e mercante a Barcellona». Tornando alle impronte digitali, qual è l’opera che ne conserva di più? «L’Adorazione ma anche l’Annunciazione degli Uffizi. Leonardo era solito sfumare con le dita, questo ci ha permesso di raccogliere materiale e censirlo. Già nel 2000 abbiamo presentato l’Archivio delle impronte digitali di Leonardo. Pochi mesi fa è stata ritrovata l’impronta del pollice sinistro sul disegno “Il sistema cardiovascolare e gli organi di una donna’’ del 1509 e parte di una collezione di 144 disegni dello scienziato, custoditi nel castello di Windsor». Il celebre disegno “Paesaggio”, appena arrivato a Vinci, era stato al centro di una querelle. Secondo lo storico Luca Tomìo nel foglio ‘8P’ degli Uffizi Leonardo avrebbe ‘fotografato’ la Cascata delle Marmore. Lei cosa ne dice, professore? «Il disegno di Leonardo del 5 agosto 1473 raffigura la Valdinievole e il Padule di Fucecchio nei dintorni di Vinci in Toscana. Al centro, la visione del paesaggio è più riconoscibile, a sinistra l’architettura evoca i castelli del Montalbano e anche il fianco roccioso sulla destra è in sintonia con la Valdinievole. Non vi sono ragioni per riferire il disegno al paesaggio della Cascata delle Marmore, anche perché ha assunto la configurazione odierna in tempi successivi alla data del disegno».