Martedì 23 Aprile 2024

"La Davis è magia e abbiamo i top mondiali"

"Sinner monopolizzerà con Alcaraz il tennis fino al 2030: come McEnroe-Borg o Agassi-Sampras. Sarà il duello per il numero 1 Atp"

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di Alessandro Gallo

Indosserà ancora la maglia azzurra. Solo che quella di Omar Camporese (nato a Bologna l’8 maggio 1968) avrà un sapore diverso. Da giocatore – e che giocatore – di Davis, a commentatore del trofeo per la Rai il passo può essere breve. Per Omar, che è rimasto nel giro del tennis insegnando ai giovani, la maglia azzurra è qualcosa di importante.

Sinner e Berrettini fuori dagli Us Open ai quarti. Omar, c’è il rischio di avere due azzurri arrabbiati e delusi?

"Non credo. Jannik ha avuto un match-point e non l’ha sfruttato. Ma il match-point non è sinonimo di successo. Ci può stare. E poi ha perso da Alcaraz: un futuro duello tra numeri uno. Matteo è stato battuto da Ruud, che in questo momento è più solido. Ma non ci saranno ripercussioni sulla Davis".

Fiducia, insomma.

"Assolutamente sì".

La formula di questa Davis, invece, non la convince.

"Sì, mi piaceva il weekend, l’idea della gente che si prendeva il fine settimana e si metteva sul divano per seguire l’Italia. Adesso è tutto concentrato. La Coppa Davis è bella, ma ora è come un torneo".

Ce la possiamo fare?

"Sì, ma la formula complica tutto. Incroceremo la strada con Croazia, Argentina e Svezia. La sfida più difficile mi sembra quella con la Croazia. La più semplice, quella con la Svezia. Anche se pensando a questo ragionamento mi viene da ridere".

Perché?

"Considerare la Svezia una squadra materasso per chi, in passato, ha affrontato Wilander o Edberg è assurdo. C’è stato un tempo in cui, dopo Borg, la Svezia aveva cinque giocatori nei primi dieci al mondo. Atleti che vincevano la Coppa Davis e trionfavano nei tornei del Grande Slam".

La formula non la convince, la maglia azzurra, invece sì.

"Per quelli della mia generazione la Davis era qualcosa da programmare con attenzione. Sapevi di dover giocare a febbraio, giugno, settembre. E, se eri bravo e fortunato, di giocare la finale a dicembre. Era un momento di tensione e di magìa allo stesso tempo. Giocare per il tuo paese, con la maglia azzurra, non aveva prezzo".

Lei, e forse non solo lei, potrebbe fare il docente universitario alla cattedra di ’attaccamento ai colori azzurri’.

"Beh, forse sì. Erano altri tempi. Ho giocato con un braccio rotto, Paolino Canè con una schiena mal messa. Forse è per questo motivo che, anche se sono passati tanti anni, l’affetto per noi non è mai venuto meno".

Adesso abbiamo due atleti nella top ten mondiale.

"E forse è riduttivo, perché penso che presto Sinner potrà giocare per essere primo al mondo. Lui e Alcaraz potrebbero monopolizzare il tennis fino al 2030 diventando un duello classico di questo sport".

Sinner-Alcaraz, come…

"Beh, ne ho vissuti tanti di duelli. Da McEnroe-Borg a McEnroe-Lendl, poi Becker-Edberg e infine Agassi-Sampras".

E oggi Jannik contro lo spagnolo.

"Sì, credo che la strada sia quella. Sinner ha perso ai quarti con lo spagnolo, ma si è giocato il match-point con coraggio, servendo e poi provando a chiudere a rete. Non c’è riuscito, ma Jannik sta cercando di completare il suo gioco. Sta rischiando sta crescendo. La strada è quella per diventare il numero uno al mondo. Sinner la sta percorrendo e lo sta facendo nel migliore dei modi".

Appuntamento a Bologna.

"Sì, o con la Davis. Farò parte della squadra della Rai. Credo che dovrò parlare dallo studio. Intanto, il pensiero è uno".

Quale.

"Ripeto, per me indossare la maglia della Nazionale è un momento speciale. Sempre. Per questo forza azzurri".