Mercoledì 24 Aprile 2024

ACQUA AZZURRA IN PISCINA CONTA IL CUORE

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di Doriano Rabotti

Galeotto fu il cloro, d’oro furono le piscine: è una storia d’amore con il nuoto, quella che le Paralimpiadi ci hanno raccontato, insieme alle storie d’amore vere. Come quella da dodici medaglie tra Stefano Raimondi e Giulia Terzi: il primo è tornato da Tokyo dopo essere salito sul podio sette volte, la seconda ‘soltanto’ cinque come le altre azzurre Carlotta Gilli e Arjola Trimi. Numeri che danno la dimensione dell’immensità sportiva di questi ragazzi, eppure non sono neanche la cosa più bella da raccontare.

Perché è vero che il nuoto ha fatto la parte del leone regalando qualcosa come trentanove medaglie sulle 69 totali portate a casa dall’Italia ai Giochi giapponesi, più della metà. Raimondi è arrivato secondo nella classifica degli atleti più medagliati nell’edizione 2021, dietro l’ucraino Maksym Krypak (10), ma l’emozione più bella l’ha provata subito dopo essere arrivato secondo nei 100 farfalla, pochi minuti dopo aver visto la ‘sua’ Giulia vincere l’oro nei 100 stile libero.

Veronese di Soave lui, bergamasca di Arzago d’Adda lei, non vanno forte soltanto in acqua. Mentre faticava vasca dopo vasca, Giulia doveva anche lavorare con la testa per preparare la tesi che ha poi discusso il 9 settembre, 5 giorni dopo la fine del Giochi del nuoto, quando si è laureata in giurisprudenza all’università Ecampus discutendo "lo sport come diritto umano: confronto tra il sistema sportivo paralimpico italiano e americano".

La coppia d’oro del nostro nuoto non è stata la sola a festeggiare, in un’edizione incredibile: alla fine la festa è stata per le società più brave, come la Polha Varese che a Tokyo ha portato la bellezza di sette atleti alle spalle dei leader Federico Morlacchi e Simone Barlaam. E’ la società della Terzi, è anche la società di Arjola Trimi, nata a Tirana 34 anni fa ma milanese fin dall’infanzia. Tetraplegica, ha centrato due ori e tre argenti, cinque medaglie come la torinese Carlotta Gilli, 21 anni ancora da compiere, affetta da retinopatia degenerativa: ha aperto le gare con un oro e record paralimpico, le ha chiuse con un oro e record mondiale, limitandosi a commentare con una frase alla Forrest Gump, ’sono un po’ stanca’.

Cinque medaglie anche per Antonio Fantin, veneto di Bibione: per lui un oro, tre argenti e un bronzo. Per lui il parroco Don Andrea ha slegato le campane come facevano a Maranello quando vinceva la Ferrari. Veneta è anche Xenia Palazzo, veronese figlia di una ex nazionale russa di pallanuoto, appassionata di documentari e capace a sua volta di mettersi al collo quattro medaglie. E potremmo andare avanti con la collezione personale di Francesco Bocciardo, di Simone Barlaam, di Luigi Beggiato, di Giulia Ghiretti e di Monica Boggioni, tornati carichi di metalli preziosi da Tokyo. Dove, come ormai avrete capito, l’acqua era davvero azzurra.