Giovedì 25 Aprile 2024

Nella Francia delle meraviglie

Tra il quindicesimo e il sedicesimo secolo i re decisero di voltare le spalle a Parigi e di abitare, vivere e comandare da qui E i castelli e i manieri sono più di mille

Ugo Cennamo

Ugo Cennamo

Come sfogliare un libro. Perché certi luoghi sono pagine su cui è stata scritta la Storia d’Oltralpe ed è proprio qui,nella Valle della Loira, che i re di Francia decisero tra il XV° e il XVI° secolo di abitare, vivere, comandare e voltare le spalle alla superba Parigi, seguiti da banchieri, ricchi borghesi e seigneurs vicini alla corte. Flash-back o solo realismo. Del resto, 1200 castelli e manieri, quasi tutti mirabilmente conservati, sono più di un rivelazione. E se è per quello, nel cuore di Orléans c’è la statua equestre di «Jeanne», come la gente del posto ama chiamare Giovanna d’Arco, omaggio all’eroina nazionale e all’imperiosa pulzella che seppe cacciare gli inglesi dall’amata Francia. Una presenza che vale la sosta, almeno quanto le boutique e vetrine degli antiquari di Rue de Bourgogne attorno alla cattedrale di Sainte-Croix.

Anche se l’esperienza «wow» è a poca distanza, davanti allo scenografico castello di Chambord, monumento esagerato alla grandeur monarchica voluto da Francesco I all’apice della gloria dopo la vittoria di Pavia. Realtà effettiva e realtà aumentata. Tant’è. L’effetto è speciale anche al castello reale di Blois, durante gli strepitosi spettacoli serali tra immagini in 3D e video mapping o le visite con l’ausilio dell’HistoPad, tablet tattile di ultima generazione per un viaggio immersivo nel tempo, con una puntigliosa ricostruzione cinquecentesca degli spazi che ad occhio nudo non sarebbero nemmeno immaginabili.

Più a sud, a Chenonceau c’è la meraviglia che il re Henri II° aveva offerto alla sua maîtresse Diane de Poitiers, e che la legittima sposa, la regina Caterina de’ Medici, aveva poi preteso di rioccupare alla morte del consorte infedele, allontanando senza troppi complimenti la rivale in amore dal Château, autentico «Castello delle donne», anche se tra i suoi mille orti e giardini, la star più simpatica porta il nome di Jean François Boucher, maestro di botanica e guardiano gentile del Potager des Fleurs. Poco lontano, Amboise diventa il traguardo ideale del viaggio esplorativo nella Valle della Loira e, insieme, il debutto di un viaggio allegorico ed evocativo che si esalta davanti alla commovente tomba di Leonardo da Vinci nella piccola cappella del Château adagiato su un promontorio e lungo le rive della Loira che presto ospiteranno un «progetto partecipativo» creato dall’artista marsigliese Olivier Grossetête e coinvolgerà gli abitanti della cittadina per ricordare sempre lui, il maestro toscano, che nella bella residenza di Clos Lucé aveva passato e speso gli ultimi tre anni della sua memorabile esistenza: una monumentale installazione di oltre venti metri fatta di cartoni incollati e ispirata al Ponte Vecchio di Firenze che verrà fatta volare per un paio giorni sul cielo di Amboise. Show grandioso che dopo 158 chilometri annuncia il sipario dell’itinerario tra le splendide case a graticcio di Place Plumereau nel centro di Tours, la città natale di Balzac e quella dove si parla il francese più puro e con l’accento migliore. Un finale che diventa pedagogia: in fondo, tutta la vita è un ciclo e un eterno ricominciare. Perché «Rien ne se perd, tout se transforme». Nulla si perde, tutto si trasforma.