Mercoledì 24 Aprile 2024

Così il fuoco dell'Etna scalda il paradiso dei vigneti

Una terra dominata dagli opposti che si conciliano e si stemperano nel bicchiere, dove l’eleganza non diventa mai austerità, dove la complessità si sublima nella piacevolezza. Questo è il regno di vini unici che hanno origine tra mare e fuoco, tra brezze marine, sabbie vulcaniche ed escursioni termiche anche di 20 gradi tra giorno e notte

Così il fuoco dell'Etna scalda il paradiso dei vigneti

Così il fuoco dell'Etna scalda il paradiso dei vigneti

E’ IL NUOVO SALOTTO BUONO del vino italiano. Quello dove bisogna essere e dove non si può non essere. Quello da vedere, visitare e assaporare per l’esercito dei wine-lovers italiani. Parliamo dell’Etna, un territorio non vastissimo (21 comuni) a forma di semicerchio attorno al vulcano più attivo d’Europa, che è diventato una denominazione , Etna Doc, nuovo Eldorado del vino siciliano (e italiano) di qualità. Se le grandi firme dell’enologia nazionale (e insulare) fanno a gara per comprare fazzoletti di terreno qui, per ristrutturare o ripiantare i vigneti ad alberello su territori spesso scoscesi, terrazzati, ad altezze tra i 3-400 metri fino ai mille, la ragione non è solo puramente economica, mercantile. E non è solo il fascino di un territorio aspro, scaldato dalla roccia lavica, dove da sempre si faceva vino prima che la filossera ai primi del ‘900 facesse strage dei vigneti. E neppure il sentimento insieme minaccioso e misterioso che ispira il vulcano, «a’muntagna» come lo chiamano i catanesi. Bisogna tornare alle pagine che scriveva Vitaliano Brancati nel suo buen retiro di Zafferana Etnea. A quelle pagine del Bell’Antonio, di Paolo il caldo, intrise di un erotismo raffinato e torbido, nate all’ombra del vulcano, un mix unico di eleganza, finezza, inquietudine, mistero. Opposti che si conciliano e si stemperano nel bicchiere, dove l’eleganza non diventa mai austerità, dove la complessità si scioglie e si sublima nella piacevolezza. Questo è il regno dei rossi Nerello mascalese e Nerello cappuccio e del bianco Carricante, uve autoctone che qui tra mare e fuoco, tra brezze marine, sabbie vulcaniche ed escursioni termiche anche di 20 gradi tra giorno e notte danno origine a vini unici: rossi da grande invecchiamento e bianchi che sanno di frutta bianca e che sfidano gli anni, come i Riesling alsaziani. «All'Etna oggi viene riconosciuto il ruolo di locomotiva del vino di eccellenza siciliano», sintetizza il giovane presidente del Consorzio Etna Doc, Antonio Benanti. E in effetti i numeri lo confermano . In sei anni la vendita di bottiglie certificate è triplicata. Nel 2018 si sono prodotti (stime del sito cronachedigusto.it) quasi 27mila ettolitri , circa 3,6 milioni di bottiglie. Nel 2012 gli ettolitri erano stati circa 9500 pari a 1,2 milioni di bottiglie. Una crescita vertiginosa .

Le etichette Doc

I VIGNETI ISCRITTI ALLA DOC hanno raggiunto la superficie di 950 ettari per 124 cantine associate al consorzio, ma i numeri sono in progress anche perché sono in arrivo nuovi vigneti (le stime parlano di altri 250 ettari). Nel giro di pochi anni la superficie totale dovrebbe raggiungere i 1200-1300 ettari. Una crescita tumultuosa da consolidare e gestire con oculatezza, per tenere alta la reputation dei vini Etna. Il rischio principale – comune a tutti gli altri grandi territori dei vino italiano – è l’euforia produttiva , produrre più di quello che il mercato può recepire e remunerare, con conseguente svalutazione dell’immagine (e del valore) del prodotto.

Benanti ne è consapevole. Parla di «mantenere un posizionamento di nicchia» ma al tempo stesso «di comunicare meglio l’Etna» al di fuori della ristretta cerchia dei wine-lovers e degli addetti ai lavori. Le parole d’ordine per il futuro sono «territorio e tipicità». Quindi mappatura delle aree secondo le caratteristiche pedoclimatiche e successivamente far conoscere i vini del vulcano attraverso le Contrade, cioè i marcatori territoriali. E infine puntare all’upgrade dei vini del Consorzio, dalla Doc alla Docg, la denominazione più alta, quella che garantisce la Denominazione d'origine controllata e garantita.

Italiani e stranieri

NEL TERRITORIO-BOUTIQUE dell’Etna le grandi firme dell’enologia nazionale ci sono tutte: da quelle siciliane (Tasca, Firriato, Donnafugata, Planeta), a quelle ‘autoctone’ (Benanti, Cusumano, Cottanera, Girolamo Russo, Pietradolce, Cantine Nicosia) a quelle nazionali che non hanno resistito al fascino del vulcano (Gaja, Andrea Franchetti, Farinetti). Insomma, un paradiso per i wine-lovers.