La crisi, l’Italia e l’Europa: cosa leggere per capire

Tre libri tra riflessioni storiche e lezioni d'attualità

Milano, 17 febbraio 2019 - C'è un nesso che lega strettamente mercato, Europa e libertà: l’idea forte d’un governo della politica e dell’economia che, nell’orizzonte della cooperazione internazionale, tenga insieme democrazia liberale e benessere economico e sociale. Quel nesso lo si ritrova, con chiarezza, nelle parole e negli atti di Guido Carli, uno dei protagonisti della nostra economia, da governatore della Banca d’Italia dal 1960 al 1973, da presidente di Confindustria a metà degli anni Settanta e poi da ministero del Tesoro dal 1990 al 1992. Quelle tre parole, “Mercato, Europa e libertà”, appunto, fanno da titolo d’una raccolta, curata da Federico Pascucci ed edita da Laterza, degli interventi di Carli alle assemblee dell’Abi (l’associazione bancaria).

Sono le stagioni successive al boom economico dei primi anni Sessanta, in cui già s’intravvedono segnali di fragilità di un’economia cresciuta impetuosamente, ma non accompagnata da scelte politiche che ne governassero gli squilibri. Poi, le crisi degli anni Settanta. E la ripresa, verso le basi per l’adesione dell’Italia all’Unione europea e alla nascita dell’euro. Riflessioni storiche e lezioni d’attualità: l’Europa è ancora un orizzonte comune di sviluppo, da sostenere. All’Europa attuale guarda “Il sentiero stretto”, di Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia in alcuni dei governi recenti, dal 2014 al 2018, dopo un passato all’Ocse e al Fondo monetario. Il libro, pubblicato da Il Mulino, è il risultato di una densa conversazione con Dino Pesole, grande firma del Sole24Ore. E quel «sentiero stretto» del titolo indica il cammino che l’Italia deve percorrere, tra riforme, equilibrio dei conti pubblici e scelte di crescita economica (produttività e innovazione, non assistenzialismo) per restare nel gruppo dei Paesi europei più dinamici. Il rischio, senza vere riforme, è di trovarsi ai margini o addirittura fuori dall’Europa, in una condizione di decrescita e di impoverimento generale, con la lira al posto dell’euro: «Un’Italia impigliata in un circolo vizioso di minore crescita, debito che sale, lira che continua a svalutarsi, con inflazione elevata e in grado di fornire sollievi solo temporanei alle imprese... Uno scenario di declino».

C'è un altro punto di vista da cui guardare ai fatti economici: quello descritto da Alberto Mingardi, direttore dell’Istituto Bruno Leoni, nelle pagine di “La verità, vi prego, sul neoliberismo”, Marsilio. La tesi generale è l’infondatezza dei giudizi che addebitano tutti i guai, dagli squilibri della globalizzazione alle crisi finanziarie e ai problemi d’un mercato del lavoro asfittico, al «neoliberismo». Una «leggenda nera», documenta Mingardi, ben lontana dalla verità dei dati economici e dei fatti. Il problema, semmai, è che di scelte liberali ne sono state fatte troppo poche, impedendo all’economia di crescere e ai mercati di funzionare bene. Tema cardine di discussioni da approfondire.