IL RUGGITO DI BRESCIA

La Leonessa riparte da Della Valle per un posto in semifinale

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di Alessandro Luigi Maggi

Ripartire per puntare a quel che è sfuggito un anno fa, la semifinale scudetto. Questa l’intenzione bresciana, nel pieno rispetto dell’eccellenza passata, andando oltre le frasi che sanno di meditata fuga dalla pressione: "In primo luogo, la salvezza". Ma quel motto, coniato dal patron Mauro Ferrari, non convince nessuno, in primo luogo le sue stesse tasche, in quella che è la Germani III della sua gestione. Scaramanzia, forse, ripensando alle mirabolanti dichiarazioni d’intenti degli anni scorsi, quando la famosa provocazione "L’Olimpia mi ha un po’ deluso" dopo il match in Supercoppa 2020 terminò con la Final Four europea biancorossa, e l’esonero di Vincenzo Esposito in quel del Cidneo.

E allora basse le attese, ma volontà di fare bene, con Derthona e Venezia alle spalle di Milano e Bologna. Certo, un nodo esiste, ed è Amedeo Della Valle. Il valore del giocatore e dell’uomo non si discute. Così come il legame con la piazza, e con la presidenza stessa, determinata a chiudere positivamente l’accordo prima di Eurobasket. Ma dopo il titolo di mvp il divorzio era stato scritto su carte bollate, e Brescia è nata e cresciuta senza colui che, inevitabilmente, chiederà le maggiori attenzioni dei compagni in fase di "scarico". Al suo fianco non c’è più Naz Mitrou-Long, secondo violino in un’orchestra fatta per il resto di percussioni, ma almeno due realizzatori di valore. Il Gm De Benedetto ha portato a casa il play Troy Caupain e la guardia CJ Massinburg, portando a compimento un’interessante operazione di scouting: giocatori piccoli e scattanti in grado di creare superiorità per le mani del tiratore di Alba, ma entrambi votati alla realizzazione, spesso dalla media se non più indietro. Bocche da fuoco insomma, moderne, che allargano il raggio di azione fin troppo, senza reali attaccanti al ferro in uno contro uno. Anche perché nel basket, in fin dei conti, a questi livelli serve equilibrio. In difesa toccherà soprattutto a John Petrucelli, per alcuni giorni con Italbasket nella fase di preparazione agli Europei, ma non mancheranno di dare il loro apporto elementi "robusti" come David Cournooh e Tommaso Laquintana: forse non talenti eccelsi, ma combattenti orgogliosi. Convince, senza dubbio alcuno, il reparto lunghi. Bene le conferme dell’ala verticale Kenny Gabriel e del centro Michael Cobbins. Netta crescita, rispetto a Paul Eboua, il sì di Nikola Akele come ala forte italiana al fianco del veterano Christian Burns. Un giocatore di fisico e qualità, chiamato al definitivo salto di qualità dopo i due anni agrodolci in quel di Treviso. Poi c’è Tai Odiase, il centro arrivato dalla Germania. 206 centimetri che se non alzano troppo la statura rispetto al compagno di reparto Cobbins, garantiscono invece solidità a rimbalzo, e soprattutto un appoggio ad un sistema difensivo che prevederà di cambiare su ogni avversario. E’ la modernità, che impone peraltro un roster molto profondo visto il doppio impegno con l’EuroCup. Una coppa che ha fatto sognare, prima del Covid, quando Venezia esugnò il Palaleonessa deserto per il prologo pandemico nello spareggio playoff. Ma anche fatto tremare, costando di fatto la conferma a fine stagione ad Andrea Diana prima, e la panchina a Vincenzo Esposito poi. Tocca ad Alessandro Magro, fresco allenatore dell’anno reduce però da un playoff sfortunato a livello fisico, ma anche deludente come approccio, contro la Dinamo Sassari.

Ora con David Moss confermato i numeri ci sono, ma qualche acciacco di troppo ha reso la pre-season quanto meno complessa.