Uno sprint a Jesi sulle strade di Scarponi

Le Marche si confermano terra di grandi campioni: oltre allo scomparso Michele, il ct del calcio Mancini e le star del fioretto

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di Gianni Angelucci

Ottocento metri di leggero falsopiano lungo il Viale fino al traguardo posto all’altezza dell’ex ospedale: da bruciare tutto d’un fiato col cuore in gola, epilogo della tappa partita nella tarda mattinata da Pescara.

Sorridente, braccia al cielo, tra due ali di folla, a ricevere il premio più ambito, l’applauso della sua gente e l’abbraccio di moglie e figli. Sì, gli sarebbe piaciuto a Michele Scarponi questo finale di tappa marchigiana tra il verde accecante degli alberi di Viale della Vittoria e quel chilometro, scarso, più adatto a un velocista puro, non proprio l’ideale per le caratteristiche, da grimpeur, come si diceva una volta, del campione di Filottrano.

Magari per evitare l’arrivo in volata, che non sai mai come va a finire quando sono tanti i galli a cantare, Michele avrebbe provato a risolvere la questione a modo suo, togliendosi di torno dal resto della concorrenza per involarsi in perfetta solitudine verso il traguardo.

Oggi, dopo più trenta anni – l’ultima volta lo striscione venne posto in Via Martin Luther King, Michele Scarponi era poco più di un ragazzino – Jesi torna a riproporsi all’attenzione del mondo delle due ruote con arrivo di una tappa del Giro. Evento che, immutato fascino dello sport delle due ruote, infinito retaggio dell’eterna diatriba tra coppiani e bartaliani, da mesi tiene desta l’attenzione di una intera città: mostre (anche di bici antichissime), convention, conferenze, serate di gala (Elisa di Francisca l’ultima reginetta al teatro Pergolesi).

Al centro dell’attenzione lui, Michele Scarponi, l’Aquila di Filottrano che un destino assurdo ha chiamato a se cinque anni fa. Dal 2014, non solo grazie alle imprese dei suoi figli, Jesi si fregia del titolo di Città Europea dello sport, le imprese dei campioni del fioretto sono note nei cinque continenti, di Roberto Mancini al momento, ma solo al momento, i sondaggi sono in lieve, leggerissimo calo: da due mesi a questa parte però il nome più ricorrente nell’agenda del giornalista, e nell’immaginario collettivo, è quello di Scarponi del suo sorriso ai limiti del disarmante e dell’innata simpatia-

"Uno al quale non potevi non voler bene e che sapeva farsi voler bene da tutti", dice l’assessore allo sport Ugo Coltorti tra i promotori delle manifestazioni legate alla giornata rosa di oggi, racconta un episodio legato all’amicizia con il campione di Filottrano.

"Era il 2016 al Comunale di Jesi era in programma la partita benefica tra Cna e Nazionale cantanti. Stadio stracolmo, quasi 6,000 presenze, il trio d’attacco Cna era composto dal sottoscritto (in passato buon giocatore con Jesina e Ancona, protagonista dei primi passi della scalata della formazione dorica fino alla massima serie, ndr) da Roberto Mancini e da Michele. Scarponi avrebbe dovuto giocare solo la prima mezz’ora perché in serata sarebbe dovuto partire per la Spagna, per la Vuelta: come d’accordo dopo mezz’ora lo speaker annuncia trionfante .. esce Michele Scarponi! … applausi fragorosi, pacche sulle spalle … lui però non ne volle proprio sapere: mi sto divertendo troppo, io da qui non mi muovo! Sa come è finita? Alla fine a fare la doccia in anticipo è toccato a me!".

L’ultimo degli omaggi a un campione capace di lasciare un segno indelebile come atleta. ma anche e soprattutto come persona, rientra nelle iniziative del comitato della fondazione che porta il suo nome e che da cinque anni vede Marco, il fratello più piccolo, in primissima linea nella campagna di promozione della sicurezza stradale.

Da anni sulle porte d’ingresso del palasport Ezio Triccoli fanno bella mostra i campioni dello sport jesino – gli olimpionici Trillini, Vezzali, Di Francisca e Cerioni, la motociclista Alessia Polita, il ct Roberto Mancini – da qualche giorno accanto a loro anche l’immagine, sorridente di Michele Scarponi.

Che non è di Jesi (Filottrano dista 15 chilometri dalla città di Federico II) come qualche perfezionista avrebbe obbiettato: risulta che ai campioni veri c’è chi abbia mai pensato di chiedere la cittadinanza?