Mercoledì 24 Aprile 2024

Cassani: "Il Giro d’Italia, un amore unico"

"Mio padre Vittorio nel 1970 mi portò a Faenza. Nel 1982 il debutto e, nove anni più tardi, la gioia più bella: premiato da Rita Levi Montalcini"

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di Angelo Costa

Per quanto ex colleghi e dirigenti provino a imitarlo, il miglior Davide Cassani resta l’originale. Capace di attraversare con successo le sue svariate vite: ciclista, opinionista televisivo e ct della Nazionale, scrittore e presidente dell’ente turistico regionale, prossimamente anche manager di un team ciclistico da lui creato. Tanti ruoli per uno che nei confronti del Giro d’Italia ha da sempre un amore unico.

Cassani, prima volta al Giro? "Nel 1970, a Faenza: mio papà Vittorio mi portò sul ponte del paese, a un paio di chilometri dal traguardo, a vedere il passaggio della corsa. Ero tifoso di Gimondi, in maglia rosa c’era Merckx. Quella tappa la vinse Dancelli".

Prima volta che ha sognato il Giro?

"Da piccolo: mi piazzavo in sala e fissavo in tv la scritta che diceva che stavano per collegarsi con la tappa. Da ragazzino mi allenavo portando la radiolina per ascoltare le dirette, un anno andai al rifornimento di Fontanelle per raccogliere le borracce".

Prima volta da ciclista al Giro?

"Nel 1982, con la Termolan di Bruno Reverberi. Feci un terzo posto di tappa, a Camigliatello Silano".

Ricordo più bello?

"La prima vittoria di tappa, nel 1991 a Prato: fui premiato da un Nobel, Rita Levi di Montalcini. Conservo la fotografia di quel giorno in salotto".

Il più brutto?

"Stesso anno, quando mi ritirai a 30 chilometri dalla fine del Giro. Avevo la febbre da due giorni, nel circuito finale a Milano non riuscivo a tenere le ruote del gruppo e la gente mi prendeva in giro: mi fermai per la vergogna".

Ciclista, poi telecronista: la giornata memorabile?

"Quella di Montecampione, dove Pantani conquistò il Giro del 1998. La raccontai col grande Adriano De Zan: a pensarci, ho ancora la pelle d’oca".

Perché il Giro ha questo fascino?

"Perché lo conosci da piccolo, è la prima corsa che vedi, che sogni di fare e che prima o poi ti passa sull’uscio di casa: non puoi non innamorartene".

Un suo rito?

"Non vedevo l’ora che presentassero la corsa per scoprire se passava da casa mia: il Giro è bello ovunque, ma quando passi sulle tue strade ti senti un eroe anche se sei ultimo in classifica".

Questo Giro passa nelle Marche e in Emilia Romagna: che tappe dobbiamo aspettarci?

"Jesi sarà una giornata tosta, con tutte quelle salite che assomigliano alle cotes delle Ardenne: qualche sorpresa può regalarla. Da Sant’Arcangelo a Reggio è tutta pianura, un’occasione per velocisti. In entrambi i casi, si respirerà l’onore e l’orgoglio di avere il Giro sulle nostre strade: il grande valore delle tappe resta far scoprire l’Italia".

Perché la corsa rosa è un appuntamento fisso in queste due regioni?

"Posso parlare per l’Emilia Romagna, dove c’è un presidente come Bonaccini che punta molto sul traino degli eventi sportivi, ma credo valga anche per le Marche: sono terre che valorizzano il cicloturismo".

Nel senso di turismo in bicicletta?

"Esattamente. E’ ciò che sto facendo anch’io: qualche giorno fa, per sciogliere un voto, sono andato in bici da piazza del Popolo a Faenza a piazza San Pietro a Roma".

E’ il futuro?

"Assolutamente sì. Fai il turista su un mezzo che ti permette di goderti sia ciò che stai facendo sia i luoghi che stai attraversando, in zone dove non sei mai stato. In queste regioni ci stiamo impegnando molto in questa direzione, anche per questo il Giro passa sempre di qui".

Magari fra un paio d’anni da qui partirà anche il Tour…

"Ci stiamo lavorando: non c’è solo l’interesse sportivo, ma soprattutto la voglia di mostrare le nostre bellezze al mondo".

Fra un impegno e l’altro, continua a scrivere: ‘Ho voluto la bicicletta’, scritto con Giorgio Burreddu e Alessandra Giardini, in uscita in questi giorni, che libro è?

"E’ il quarto che ho scritto. Ed è diverso da tutti gli altri: non parlo di allenamenti e salite, ma di me stesso. Di ciò che la bici mi ha trasmesso, mi ha lasciato e tuttora mi fa vivere. La bici per me c’è sempre stata e ci sarà sempre: qui racconto cosa mi ha insegnato".

Cassani, prossima destinazione?

"Sto lavorando a un altro sogno: a volte, si realizzano".