Martedì 17 Giugno 2025
STEFANO MARCHETTI
Giornata Mondiale

La musica, segno di pace. Torna Ravenna Festival. Riccardo Muti: "Cantare è proprio di chi ama"

Al via domani sera. Il maestro sarà protagonista delle tre giornate inaugurali. Fino al 13 luglio oltre cento alzate di sipario e più di mille artisti coinvolti.

Al via domani sera. Il maestro sarà protagonista delle tre giornate inaugurali. Fino al 13 luglio oltre cento alzate di sipario e più di mille artisti coinvolti.

Al via domani sera. Il maestro sarà protagonista delle tre giornate inaugurali. Fino al 13 luglio oltre cento alzate di sipario e più di mille artisti coinvolti.

di Stefano Marchetti

Esiste un’armonia suprema a cui tutti noi dovremmo aspirare. Come quella di un’orchestra dove ogni musicista partecipa alla costruzione del bello, o di un coro in cui mille voci diventano una. "L’orchestra è il sinonimo della società – ha detto il Maestro Riccardo Muti –. Ci sono i violini, ci sono i violoncelli, le viole, i contrabbassi, i flauti, gli oboi, i tromboni: ognuno di loro, spesso, ha parti completamente diverse ma devono concorrere tutti, pur avendo frasi diverse, a un unico bene", quell’Armonia che, nei nostri tempi, potremmo tradurre con un’altra parola, tanto desiderata e tanto necessaria: Pace.

Tutto il ’Ravenna Festival’ – come enuncia anche il suo tema conduttore – sarà nel segno di questo messaggio: la musica e l’arte sanno essere portatrici di unione, fratellanza, comunione d’intenti. E con questo stesso spirito, Riccardo Muti sarà protagonista delle tre giornate inaugurali del festival: domani sera al Pala De André dirigerà la sua Orchestra giovanile Cherubini nel concerto d’apertura (con due capolavori di Beethoven, l’ouverture ’Coriolano’ e la Settima Sinfonia, ‘apoteosi della danza’, insieme al Concerto n. 4 per violino e orchestra K218 di Mozart, solista il giovane e ammiratissimo violinista Giuseppe Gibboni), poi domenica e lunedì accoglierà ben tremila coristi che si riuniranno da tutta Italia per provare ed eseguire con loro tre capolavori verdiani, il ’Va’ pensiero’ dal ’Nabucco’, ’Patria oppressa!’ da ’Macbeth’ e ’Jerusalem! Jerusalem!’ da ’I Lombardi alla Prima Crociata’.

’Cantare amantis est’ (ovvero il cantare è proprio di chi ama) è il titolo che il Maestro Muti, citando Sant’Agostino, ha voluto dare a questo progetto speciale curato dal violoncellista Michele Marco Rossi e dall’oboista e manager culturale Anna Leonardi: in questi tempi complicati cantare in coro è un atto etico, un ‘gesto’ di profondo significato, "l’esempio più vivo di una società che tende al Bene comune", ha sottolineato il direttore nella sua intervista a Qn.

E in questo immenso coro confluiranno le ’Vie dell’amicizia’ di Ravenna Festival: nelle scorse edizioni si è portata la musica in tantissimi luoghi feriti, da Sarajevo a Gerusalemme a Ground Zero, quest’anno invece saranno le voci a percorrere le strade verso Ravenna per una simbolica ’chiamata alle arti’.

"I cori cantano a quattro parti, una diversa dall’altra, eppure tutte si devono armonizzare – ha rimarcato il Maestro Muti –. Se uno prevarica sull’altro, compie un atto di distruzione, anzi di dittatura". Come non vedere in questa immagine il riflesso di tutti i conflitti che straziano il mondo, e che hanno bisogno di essere sanati?

L’incanto della musica innerverà tutto il programma del festival. Musiche classiche, immortali, come la Quinta Sinfonia di Beethoven che sempre Riccardo Muti dirigerà il 5 luglio, la Seconda Sinfonia di Brahms che il 10 luglio verrà eseguita dall’orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia diretta da Daniel Harding, o il Concerto per violino e orchestra op. 61 di Beethoven che il 26 giugno sarà affidato all’orchestra del Maggio Musicale Fiorentino e alla solista Amira Abouzahra, condotte da Zubin Mehta.

Musiche storiche come la ’Missa Brevis’ di Giovanni Pierluigi da Palestrina (a 500 anni dalla nascita) che i Tallis Scholars presenteranno domenica sera nell’abbraccio dei mosaici di San Vitale. Musiche contemporanee e d’avanguardia come le ’Surrogate Cities’ del compositore e regista tedesco Heiner Goebbels (7 giugno, teatro Alighieri) e le visioni ’In a Landscape’ del compositore anglo tedesco Max Richter (6 luglio, Pala De André), spazi di contemplazione in un mondo sempre più tormentato.