Mercoledì 24 Aprile 2024

Cento giorni senza piogge crisi grave per Po e laghi

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Un grido d’allarme per il Po. Cento giorni di siccità hanno messo infatti in ginocchio il distretto padano, l’enorme bacino che ruota intorno al fiume Po, con una ventina di milioni di abitanti, 20 miliardi di metri cubi d’acqua, il 55% del fabbisogno idroelettrico nazionale e attività economiche, a partire da quelle agricole, che valgono il 40% del Pil. Una situazione grave che ha visto i livelli d’acqua, avverte Meuccio Berselli, Segretario generale dell’Autorità distrettuale del Fiume Po, al di sotto del minimo degli ultimi 30 anni. Le portate del grande fiume e dei suoi affluenti hanno toccato record negativi, secondo l’aggiornamento comunicato nei giorni scorsi dall’Osservatorio delle crisi idriche, convocato dall’Autorità distrettuale del Po e dal ministero della Transizione ecologica, con situazioni particolarmente critiche a Piacenza, Cremona e in Piemonte, dove comincia a esserci un grosso punto interrogativo per il via alla stagione dell’irrigazione. I grandi laghi sono pieni solo per il 30% e la carenza idrica preoccupa non solo gli agricoltori ma anche le centrali idroelettriche – ai minimi di produzione degli ultimi vent’anni – in un momento in cui c’è bisogno sempre di più sia di energia, col prezzo del gas alle stelle per la guerra, sia di raccolti che possibilmente non dipendano dall’estero.

"La portata del fiume Po in questo momento – spiega Berselli – ci dimostra in molte sezioni che siamo in condizioni di estrema severità idrica. Fra poco inizia la stagione dell’agricoltura in cui dobbiamo prelevare acqua e distribuirla. E partendo dalle risaie piemontesi, non oso immaginare che cosa potrà succedere fra due mesi se le condizioni non cambiano". In attesa delle tante sperate piogge, che però da sole non basteranno perché verrà meno anche l’apporto dello scioglimento delle nevi, che quest’anno sarà inferiore del 60-70% sempre a causa della siccità invernale, ci si domanda cosa si possa fare. "Istituire da subito le deroghe – incalza il segretario dell’Autorità del Po – consentendo il prelievo di acqua per garantire i raccolti e per permettere al settore idroelettrico di produrre energia. Perché in una situazione così drammatica per la geopolitica attuale noi dobbiamo portare a maturazione i nostri raccolti e fare energia idroelettrica".

A preoccupare è anche l’intrusione del cuneo salino con l’acqua marina che quando la portata scende a 450 metri cubi al secondo vince su quella dolce. E con una portata del Po ormai a 600, l’acqua salata è già risalita a 15 chilometri dal delta. Ma se la grande siccità del 2022 è un’emergenza, rimane il problema di investire per difendere un patrimonio d’acqua come quella del Po. "In questi anni – afferma Berselli – si è fatto molto per migliorare la qualità dell’acqua del fiume, adesso siamo di fronte a un problema di quantità. In entrambi i casi è importante la pianificazione degli interventi. E per una corretta gestione dell’acqua fondamentali devono essere conoscenze e informazioni. Oggi lavoriamo molto con i big data, i nivometri, i pluviometri, i misuratori di portata. Tutta quella grande infrastruttura elettronica che ci consente di avere una piattaforma di dati da poter gestire, conoscere e mettere in campo immediatamente. Ma il nostro futuro passa anche dalla salvaguardia del bene prezioso dell’acqua per cui non abbiamo più tempo da perdere dalla riduzione degli sprechi efficientando le reti degli acquedotti al riutilizzo dopo la depurazione per usi industriali e agricoli, pensando anche a un’agricoltura meno idro esigente e meno impattante".

Per difendere il grande fiume ora serviranno anche i fondi del Pnrr. "Si tratta – chiude il Segretario dell’Autorità del Po – di 357 milioni destinati al progetto di rinaturazione dell’area del Po con interventi che vanno dallo spostamento di sedimenti alla creazione di golene, dalle arginature delle aree agricole per una tracimazione controllata fino alla difesa dei territori da possibili piene".