Martedì 23 Aprile 2024

Economia circolare: usa, ricicla ed evita gli scarti

L'economia circolare è da considerare l'unica strategia capace di rallentare la spoliazione delle risorse naturali

Ricicla ed evita gli scarti

Ricicla ed evita gli scarti

NON PIÙ USA E GETTA, ma usa e ricicla. Dopo la rivoluzione dei prodotti monouso, partita dalle lamette Gillette all’inizio del secolo scorso e oggi estesa a vaste fette del mercato dei beni di consumo, il pendolo torna indietro, verso l’economia circolare. La popolazione mondiale cresce al ritmo di 80 milioni di individui all’anno e potrebbe toccare gli 11 miliardi alla fine di questo secolo, dai 7,3 miliardi di oggi. L’ascesa sociale delle fasce più povere è ancora più rapida: da qui al 2030 ben 3 miliardi di nuovi consumatori entreranno nella classe media e spingeranno la domanda di beni e servizi a livelli senza precedenti. D’altro canto la coperta delle risorse è sempre più corta, perciò il sistema industriale deve ripensare i suoi modelli di produzione, in modo da entrare nel circolo virtuoso dell’economia rigenerativa, che trasforma i rifiuti in una risorsa.  SE NE PARLERÀ molto anche al G7 Ambiente di Bologna, perché mantenere il modello lineare, nella logica seguita finora di scavare, confezionare, consumare e buttare, significa confrontarsi con una sempre maggiore scarsità delle materie prime, che già oggi manifestano una preoccupante volatilità dei prezzi, con un incremento medio del 150% nell’ultimo decennio. Nel frattempo, però, i saperi si sono persi, la nonna non è più capace di rammendare i calzini e il riso non si compra più sfuso in grandi sacchi al mercato. Bisogna quindi ricominciare daccapo - facilitati dalle nuove tecnologie e dai nuovi materiali - a imparare le buone pratiche, partendo dalla fine vita dei prodotti e non dalla facilità di consumo, sia nei processi industriali che negli acquisti al supermercato: un impegno ormai richiesto dagli standard sempre più stringenti imposti all’industria, ma anche ai consumatori, che devono imparare a distinguere. Da qui, l’attualità crescente dell’economia circolare, unica strategia capace di rallentare la spoliazione delle risorse naturali del pianeta. IL PROCESSO DI RIFORMA della politica europea in materia è partito a metà marzo, con l’approvazione in Parlamento Europeo di un pacchetto legislative sull’economia circolare. Il pacchetto, adottato grazie all’impegno della relatrice Simona Bonafè, migliora notevolmente la proposta del 2015 fatta dalla Commissione, in particolare per il target di riciclo dei rifiuti solidi urbani, innalzato al 70% entro il 2030, con la conseguente riduzione al 5% dei rifiuti che finiranno in discarica. Il raggiungimento di questi obiettivi consentirebbe di creare 580mila nuovi posti di lavoro entro il 2030, con un risparmio annuo di 72 miliardi di euro per le imprese europee. I posti di lavoro potrebbero crescere sino a 870mila se all’obiettivo del 70% di riciclo si accompagnassero misure ambiziose per il riuso, in particolare nell’arredamento e nel tessile. In base alle stime della Fondazione Symbola, in Italia sono in gioco almeno 190mila nuovi posti di lavoro. LA VERA CIRCOLARITÀ non comporta infatti solo il diligente riciclo dei materiali di scarto nelle diverse fasi di produzione, ma punta a evitare il più possibile gli scarti, riducendo così il flusso di materie prime e di risorse naturali in entrata nel sistema economico. Si tratta di pensare i prodotti e i servizi in funzione di un efficace riutilizzo, a partire dal progetto iniziale, puntando a superare le perdite di efficienza causate dalla fuoriuscita dal sistema produttivo di materiale potenzialmente ancora utile e valorizzabile. Le sostanze tossiche, oggi usate a piene mani nel manifatturiero, sono il problema principale da risolvere nella riconversione dei processi industriali verso la circolarità. Chi entra nell’ottica della produzione rigenerativa deve creare dei prodotti senza sostanze tossiche, che si possano facilmente disassemblare per riutilizzarli. Non è un processo facile e comporta la costruzione di una nuova catena di fornitori, basata sulle risorse presenti sul territorio, in cui tutti i materiali usati per i nuovi prodotti abbiano già avuto una vita precedente. Paradossalmente, quando saremo arrivati a un’economia veramente circolare, il settore del riciclo comincerà a calare invece di crescere. È una meta ancora molto lontana.