Mercoledì 24 Aprile 2024

Leclerc, amore rosso: è l’anno della verità

Il monegasco è l’idolo dei tifosi della Ferrari, ma non ha ancora avuto a disposizione la macchina per battere il rivale Verstappen

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di Leo Turrini

Una cosa è certa: dopo Schumi, Carletto è il pilota più amato nella storia recente della Ferrari. Più di Kimi Raikkonen, che pure un mondiale con la Rossa l’ha vinto. Più di Fernando Alonso, che pure è arrivato due volte a giocarsi il titolo all’ultimo gara. Più di Seb Vettel, che almeno in certe occasioni ha duellato ruota a ruota con un certo Lewis Hamilton.

Leclerc in tutto ha vinto 5 Gran Premi in quattro anni di Rosso vestito. Cinque. Non sono numeri strabilianti. Eppure la gente lo adora.

C’è una spiegazione. Carletto incarna la favola, per ora incompiuta!, del bravo ragazzo che abita nella casa accanto. È gentile. Educato. Non fa mai pesare la popolarità. Non si sottrae alla richiesta di un selfie e si fa venire male alla mano per non smettere di firmare autografi.

Infine e soprattutto, in macchina è velocissimo. I fans si sono innamorati di lui da subito. Hanno intuito la dimensione del talento a dispetto di una Ferrari raramente competitiva.

Leclerc è adorato dalle folle esattamente per questo: perché spesso è andato oltre i limiti della vettura. E quando gli si è presentata l’opportunità di vincere (due volte contro Hamilton nel 2019, tre volte contro Verstappen nel 2022), beh, non se l’è lasciata scappare.

Il guaio è che il tempo scappa via. L’inadeguatezza della Ferrari ha inflitto a Carletto cicatrici dolorose. Lui sa di valere Verstappen, sin da quando lo sfidava nelle garette riservate agli adolescenti. Ma che cosa puoi fare, se non ti danno le armi giuste per andare a combattere la guerra della velocità?

Da qui il senso di una attesa che si sta facendo divorante. Probabilmente il giovane monegasco non è stato estraneo alle manovre che hanno portato alla defenestrazione di Mattia Binotto: qualcosa si era rotto, nella relazione tra il pilota e il team principal. Ciò naturalmente aumenta le responsabilità di Carletto: si sente un leader, desidera testimoniare i suoi valori in pista e anche fuori.

Basterà? Contasse il…televoto, insomma la spinta popolare, la risposta sarebbe scontata. Ed è un peccato che non sia l’applausometro a determinare l’ordine d’arrivo dei Gran Premi, davvero…